REGGIO CALABRIA Torna agli arresti domiciliari il quarantunenne Matteo Iannò accusato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Lo ha deciso Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore della Dda Sara Amerio. Iannò era stato arrestato nel settembre 2019 perché, stando alle indagini della squadra mobile, aveva inviato una missiva anonima alla titolare di un negozio di parrucchiere. Una lettera «recante – scrivono i magistrati – il messaggio intimidatorio: “Ci devi dare 1000 euro al mese per i carcerati. Senno? Ti bruciamo tutto”».
Gli accertamenti della polizia, all’epoca coordinata dal sostituto procuratore della Dda Roberto Di Palma, hanno consentito di appurare la presenza sulla busta delle impronte digitali di Iannò il quale si è difeso sostenendo che quell’impronta potesse collegarsi allo svolgimento in nero dell’attività di vendita di prodotti di cartoleria. Nei mesi scorsi, inoltre, la Procura avrebbe accertato i rapporti dell’indagato con «soggetti appartenenti alle famiglie Tegano e De Stefano». In particolare nel fascicolo dell’inchiesta ci sono alcuni video di Matteo Iannò in compagnia di Giovanni Tegano e di Giuseppe De Stefano, rispettivamente nipote del boss Pasquale Tegano e figlio del boss Orazio De Stefano. «La vicinanza dello Iannò, pregiudicato nullafacente – scrive il Riesame – agli ambienti della criminalità organizzata reggina, rappresenta ulteriore elemento a suo carico in presenza di azione che assume connotati parassitari tipici del modus operandi dei sodalizi mafiosi imperanti sul territorio».
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