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Ciconte a Spirlì: «Non si può negare l'esistenza della 'ndrangheta e delle sue vittime»

Il docente e storico torna sulle affermazioni riportate dopo la nomina del direttore della “Film commission”. «Muccino non è stato un errore, ma l’apripista della rappresentazione di un’immagine ed…

Pubblicato il: 19/12/2020 – 13:33
Ciconte a Spirlì: «Non si può negare l'esistenza della 'ndrangheta e delle sue vittime»

CATANZARO «Santo Vittorio Romano è il nuovo direttore della Fondazione Calabria film commission. Personalmente non lo conosco, ma gli faccio lo stesso gli auguri di buon lavoro», scrive Enzo Ciconte, storico e scrittore oltre che studioso dei fenomeni che caratterizzano la presenza della ‘ndrangheta sul territorio calabrese e non solo. Il docente riprende le esternazioni del presidente facente funzioni Nino Spirlì, che nel presentare la nomina di Romano aveva sostenuto che «a chi viene in Calabria per girare film, fiction e documentari sul malaffare e sulle saghe mafiose, diciamo “non sei il benvenuto”. Da questo momento in poi, in Calabria si parlerà di cose belle, di amore, sentimenti e buoni propositi. Solo di cose belle».
«Se mi posso permettere di dargli un suggerimento, – scrive Ciconte – gli direi di non seguire le indicazioni del presidente (sic) ff Spirlì per le dichiarazioni che ha fatto: “Fino a oggi abbiamo ospitato mortificanti produzioni venute in Calabria per girare scene di ‘ndrangheta, malaffare e malavita, offendendo questi territori e la nostra gente”. Non so se questo presidente reggente ha pesato le parole che, come si sa, sono importanti: Spirlì dice che sono le produzioni che si occupano di ‘ndrangheta ad offendere questi territori e la nostra gente. La ‘ndrangheta invece darebbe lustro alle nostre popolazioni? Rappresenta il meglio della Calabria?»
Ciconte torna anche su altri passaggi della nota di Spirlì, che si è detto «sicuro che la nuova Film commission saprà, invece, offrire un’immagine della Calabria onesta, amante della legalità, bella per natura, ricca di cultura, corposa nel carattere delle proprie genti, che sono un insieme di tanti popoli. Quello calabrese è un popolo variegato e che, si può dire, rappresenta una buona parte del mondo, non solo del Mediterraneo».
«Ecco, – replica lo storico – la ‘ndrangheta non esiste, non esistono i mafiosi calabresi, le vittime di mafia di questi ultimi decenni sono state cancellate, e migliaia di morti di mafiosi che si sono scannati tra di loro non sono mai esistiti. Ci sono due culture che occorre contrastare con una battaglia politico-culturale: la cultura di chi dice che in Calabria tutto, ma proprio tutto!, è governato dalla ‘ndrangheta che controlla finanche il respiro dei calabresi e la cultura che dice che la ‘ndrangheta non esiste e che parlarne significa offendere le genti di Calabria».
«Muccino – conclude – non è stato un errore di Jole Santelli, ma l’apripista della rappresentazione di un’immagine edulcorata e falsa della Calabria. A chi conviene proseguire su questa strada? E perché?»

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