Da un partecipato webinar organizzato ieri sera da «Mezzogiorno Federato» una proposta eccezionale per il futuro della Calabria e dei calabresi.
Preliminarmente, occorre presentare ai più cosa sia il «Mezzogiorno Federato». E’ una realtà costruita su una idea di Claudio Signorile dello scorso anno (2019) allo scopo di formalizzare un patto tra le Regioni dell’Italia meridionale e insulare. Un accordo politico istituzionale, a Costituzione vigente, funzionale ad assumere politiche collaborative in grado di realizzare obiettivi autonomi, capaci – nel loro insieme – di trasformare il territorio comune e generare crescita economica e culturale.
In una tale ottica, sono state sollecitati in tal senso incontri tra i presidenti delle sette Regioni che già componevano il Mezzogiorno, al netto della Sardegna. Un’istanza raccolta dal governatore campano che, nella giornata di ieri in contemporanea con quello tenuto da «Mezzogiorno Federato», ha organizzato un webinar tra i suoi sette omologhi di Abruzzo, Calabria, Basilicata, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Ottima l’idea e bene i passi per dare, in occasione dell’utilizzo del Recovery Plan e dell’accesso al Mes, al Mezzogiorno un linguaggio comune, più idoneo a divenire istanza unica, riassuntiva delle pretese differenziate delle Regioni che ne facciano parte.
A leggere la stampa, l’esito della riunione ha prodotto una accorata lettera al premier Conte rivendicando un diretto coinvolgimento delle Regioni firmatarie nelle scelte e nelle destinazioni delle risorse del Next generation eu.
Questo è quanto accaduto a seguito della teleconferenza di ieri sera, tenuta dai leader delle istituzioni regionali ritenuta da «Mezzogiorno Federato» come indispensabile esigenza per cambiare il mondo meridionale.
Diversamente, nel webinar – tenuto nella contemporaneità da quest’ultimo – si è pervenuti ad un’ulteriore conclusione, certamente di completamento e di facilitazione all’iniziativa di federare il Mezzogiorno nel processo di radicale trasformazione del proprio presente.
Essa ha riguardato due elementi.
Il primo. Quello di costituzionalizzare la politica regionale, i propri obiettivi, da concretizzare attraverso la pretesa di attuare il novellato sistema di finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali della PA territoriale. Un risultato che ovunque, in Europa, non avrebbe registrato un doloso ritardo di quasi vent’anni si aver lasciato l’erogazione dei servizi pubblici ai livelli vergognosi di oggi, nell’assoluta trascuratezza della Costituzione.
Il secondo. Quello invece di erigere a proposta politica unitaria la costituzione di un mezzogiorno federato come autentico interprete e risolutore delle esigenze complessive dei territori di riferimento.
A ben vedere, un menù politico da offrire al «banchetto» elettorale che aprirà di qui a poco «le danze» in Calabria. Una idea offerta a tutti coloro i quali intendessero proporsi all’elettorato, che invero risulta più stanco e disinteressato del solito. In quanto tale a rischio di esprimersi sconsideratamente, a mo ‘di quei vaffà che hanno dimostrato la capacità di realizzare interessanti risultati di protesta ma insignificanti elaborati di proposta operativa.
Ben vengano quindi in Calabria progetti comuni nei metodi di stare insieme con le altre Regioni del Sud seppure differenziati nelle strategie singolarmente pensare per togliere la nostra Regione dal guado in cui l’ha condotta mezzo secolo di cattiva politica.
*docente Unical
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