CATANZARO «Tempi difficili viviamo, tempi altrettanto difficili ci attendono: ma noi siamo calabresi, dalla testa dura e dal cuore grande. E non c’è sfida che non potremo vincere, se solo lo vorremo». Lo scrive il presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo emerito di Catanzaro Squillace, in una riflessione pubblicata su www.calabriaecclesia.org. «”Il Natale è una necessità. Ci deve essere almeno un giorno all’anno per ricordarci che siamo qui per qualcos’altro oltre a noi stessi”. La riflessione di Eric Sevareid, giornalista inviato di guerra, sembra maturata nei giorni nostri, in cui – osserva monsignor Bertolone – le guerre continuano a combattersi “a pezzi” qua e là per il mondo, mentre migliaia di morti si contano anche dove le armi tacciono». Monsignor Bertolone aggiunge: «Il Natale che arriva ci coglie imprigionati dalla pandemia, spaventati dai dubbi del presente, dall’ansia del futuro, alle prese con le domande di sempre che si fanno ora amaro interrogativo: che sarà di noi e dei nostri figli? Questa terra sempre più matrigna, si lascerà amare ancora o si libererà di noi? Ci sarà un futuro in grado di restituire speranza e sorrisi? È il primo Natale moderno ai tempi della pandemia, per molti più povero del solito. Magari non per chi già viveva in condizioni di indigenza, ma certamente per quanti, ora, sono d’improvviso precipitati in un pozzo senza fondo a causa degli eventi degli ultimi mesi. È l’impoverimento – sostiene il presidente dei vescovi calabresi – il dramma testimoniato dalle file alle mense per i bisognosi, mentre da altri luoghi delle stesse città giungono istantanee che fanno gridare allo scandalo per gli assembramenti nelle vie dello “struscio”. È la disperazione, l’inquietudine più diffusa di fronte al contagio che avanza sul piano sanitario e, con minor clamore, ma uguale virulenza, sul piano dei rapporti interpersonali: ciascuno di noi, con gradazioni differenti, sperimenterà giorni, anche di festa, più solitari del solito. Meno chiassosi, più intimi. Ma saranno in tanti a non avere da condividere nemmeno una speranza, pur in mezzo al tripudio di luci al neon di tante vetrine in cui campeggiano commerci incartati di sentimentalismo». Secondo monsignor Bertoloe «a questo serve il Natale: a capire che cosa sia davvero importante nella consapevolezza di un destino universale che la pandemia ha reso evidente e palpabile. Non ci si salva se non insieme: papa Francesco lo ricorda nella Fratelli tutti, richiamando con convinzione e fermezza al bene primario della fraternità e dell’amicizia sociale, chiavi indispensabile per aprire all’umanità il cammino verso un avvenire in cui, per credenti e non credenti, non può non trovare posto il messaggio che il Cristo che nasce incarna: nella stagione del consumismo – afferma il presidente della Cec – il Bambinello viene ridotto a ornamento delicato e superfluo. Eppure, si rivela essere indispensabile proprio per chi vive agli angoli delle strade, siano esse fisiche o anche solo morali e spirituali. “In Gesù, assaporeremo lo spirito vero del Natale: la bellezza di essere amati da Dio”, ci ricorda papa Francesco. Vale per tutti, ma a tutti è richiesto un impegno grande: aprirsi all’amore, farsi incontro al Cristo che scende tra gli uomini e le donne, esortando al cambiamento interiore per favorire quello del mondo d’intorno. Tempi difficili viviamo, tempi altrettanto difficili ci attendono: ma – conclude monsignor Bertolone – noi siamo calabresi, dalla testa dura e dal cuore grande. E non c’è sfida che non potremo vincere, se solo lo vorremo. Di cuore, auguri di buon Natale».
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