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Clinica Sant’Anna, protestano i dipendenti: «Bloccati 20 milioni per prestazioni già erogate»

Il personale della struttura di Catanzaro che ha annunciato il blocco dell’attività ospedaliera dal prossimo 28 dicembre si è recato davanti alla prefettura per chiedere un’interlocuzione. «Se chiu…

Pubblicato il: 21/12/2020 – 13:40
Clinica Sant’Anna, protestano i dipendenti: «Bloccati 20 milioni per prestazioni già erogate»

CATANZARO I dipendenti della clinica Sant’Anna di Catanzaro, nota struttura sanitaria nonché centro di riferimento regionale di alta specialità per il trattamento e la cura delle malattie cardiovascolari, hanno manifestato stamani davanti la Prefettura per richiamare l’attenzione delle Istituzioni sulla crisi della struttura che ha annunciato, a far data dal 28 dicembre, il blocco dell’attività ospedaliera per una grave crisi di liquidità. Crisi, ha spiegato il direttore dell’Unità di cardiochirurgia Daniele Maselli al termine di un incontro in Prefettura, dovuta al fatto che l’Asp «ha bloccato il pagamento di 20 milioni di euro di prestazioni erogate, 10 dei quali già validati». A contribuire alla crisi di liquidità anche un sequestro per 10 milioni di euro – «ma il Tribunale del riesame ha disposto la restituzione di circa 7 milioni «ha detto Maselli – nell’ambito di una inchiesta della Procura di Catanzaro su una presunta truffa relativa all’attivazione dell’Unità di terapia intensiva coronarica (Utic) che, secondo l’accusa, non sarebbe mai entrata in funzione.
Il problema, tuttavia, secondo Maselli va avanti da inizio anno. «Nessuno – ha detto – ci ha mai spiegato perché c’è stato il blocco dei pagamenti anche perché non c’è alcuna interlocuzione. Questa vicenda sta andando avanti in un silenzio assordante. Oggi sono qui per difendere il nostro personale, medici, infermieri, oss, altamente specializzati e grazie ai quali siamo riusciti ad ottenere per 3 anni il primo posto nella classifica delle cardiochirurgie stilata da Agenas». La clinica Sant’Anna, ha aggiunto il medico, effettua 900 interventi di cardiochirurgia in un anno, «più di quanti non ne facciano, insieme, al Policlinico universitario di Catanzaro ed a Reggio Calabria. Se chiudiamo queste persone a chi potranno rivolgersi?». Oltre al danno per la salute dei calabresi, hanno sottolineato i lavoratori, c’è anche la preoccupazione per i 300 posti di lavoro, con l’ipotesi del licenziamento qualora l’attività operatoria venisse bloccata.

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