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Coopservice, «a Cosenza è stata pagata una tangente, ne sono sicura»

L’intercettazione di una delle dirigenti della società che avrebbe truffato l’Azienda ospedaliera apre scenari inquietanti. «Basta che vadano sulle fatture registrate. Ci sono centinaia di migliaia…

Pubblicato il: 21/12/2020 – 14:17
Coopservice, «a Cosenza è stata pagata una tangente, ne sono sicura»

di Pablo Petrasso
COSENZA
Secondo i magistrati della Procura di Cosenza, per gli indagati nel “caso Coopservice” gli indizi di colpevolezza sono «gravissimi». Uno dei riscontri citati nell’ordinanza che ha disposto gli arresti domiciliari per quattro, tra funzionari e dirigenti della società, è un’intercettazione captata il 6 febbraio 2019 alle 12,46. A parlare è Monica Fabris, una dei dirigenti dell’azienda. Il contenuto della conversazione è allarmante: «Beh – dice – se vanno in fondo alla questione di Cosenza sono fottuti, perché lì ne sono certa che è stata pagata una tangente! Ne sono certa! E anche se non ricordo a chi è stata pagata, basta solo che vanno sulle fatture registrate di Coopservice, la trovano perché l’importo invece lo ricordo a memoria, scavano un po’ e trovano che sono stati pagati migliaia… centinaia di migliaia di euro per servizi non resi… e qualcuno dovrà dare spiegazioni del perché». Il “come” lo racconta l’inchiesta della Procura guidata da Mario Spagnuolo che, in centinaia di pagine, ricostruisce un meccanismo nel quale pesano i mancati controlli attuati dall’Azienda ospedaliera di Cosenza nonostante le lamentele ricorrenti per la scarsa igiene rilevata nelle corsie dell’Annunziata. Il gip parla, infatti, di «artifici e raggiri anche agevolati da parte dei funzionari pubblici dell’Azienda ospedaliera». Per un tempo molto lungo («le condotte, consumate e tentate, riguardano tutte le mensilità relative agli anni in cui è stato aggiudicato ed è perdurato il rapporto contrattuale con l’Azienda ospedaliera cosentina»). La Procura, infatti, ha chiesto l’interdizione per altri cinque funzionari e dirigenti dell’Azienda ospedaliera ma il gip si è riservato di decidere dopo gli interrogatori di garanzia degli indagati arrestati. Con l’accusa di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale e abuso d’ufficio, sono indagati l’ex direttore generale Achille Gentile e il responsabile dell’Unità operativa complessa “Gestione forniture servizi e logistica” Teodoro Gabriele: per loro i pm hanno chiesto l’interdizione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio. Lo stesso provvedimento è auspicato nei confronti di altri tre collaboratori amministrativi dell’ospedale: Domenico Fuoco, indagato solo per abuso d’ufficio, Renato Mazzuca e Maria Giacinta accusati anche di falso. Sono indagati, infine, il direttore del Dipartimento amministrativo dell’azienda ospedaliera Giancarlo Carci e il direttore sanitario Mario Veltri.
LE ORE DI LAVORO FANTASMA SONO 177MILA Coopservice avrebbe «reiteratamente chiesto e ottenuto il pagamento di ore di lavoro mai effettuate», di «servizi mai resi e che mai avrebbe matematicamente potuto rendere». È dall’analisi dei dati Inps che i magistrati ricavano una certezza: l’esame della documentazione, infatti, avrebbe «permesso di rilevare che il numero delle ore di lavoro effettuate da personale Coopservie e Multiservice nell’Ao di Cosenza a titolo di servizi integrativi non arriva nemmeno alle 132mila ore minime annuali previste» dal capitolato d’appalto.
L’incrocio dei dati permette di rilevare «una notevole e continua discrasia fra il numero totale delle ore pattuite e le corrispondenti effettivamente lavorate». Discrasia, secondo la Procura di Cosenza, «pari a 177.349,5 ore di lavoro che, di fatto, non risulta mai essere stato effettuato né dalla società Coopservice né dalla Multiservice Sud presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza». Non solo: nel periodo esaminato, l’orario di lavoro dei dipendenti non è mai cambiato e non ci sono state nuove assunzioni riferite al (teorico) aumento dei servizi. Tutto uguale, insomma, mentre «crescono sensibilmente gli importi delle fatture per servizi integrativi extra e, successivamente, di quelli complementari per servizi mai resi». Per la Procura di Cosenza non ci sono dubbi: il «profitto ingiusto» per la Coopservice è di oltre 3 milioni. Per l’indagata Monica Fabris, invece, c’è di mezzo una «tangente». (p.petrasso@corrierecal.it)

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