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Dati caricati a mano e tamponi che «girano», Calabria travolta dalla seconda ondata

Report fa tappa nelle strutture dell’Asp di Cosenza. Tra medici che ammettono di usare fogli Excel per trattare i dati e un autista che porta i test da Trebisacce ad Aprigliano (e non a Rossano). I…

Pubblicato il: 21/12/2020 – 23:00
Dati caricati a mano e tamponi che «girano», Calabria travolta dalla seconda ondata

COSENZA Il quadro della “caccia al Covid” in provincia di Cosenza è quantomeno confuso, seppure riferito a più di due settimane fa. Dati del contact tracing caricati a mano su un foglio Excel, tamponi trasferiti da Trebisacce ad Aprigliano senza che si capisca bene perché, una stanzetta per il tracciamento in cui stanno «un po’ troppo vicine» otto persone.
La puntata di Report andata in onda lunedì cerca di raccontare come e perché l’Italia (e anche la Calabria) non sia riuscita a scansare la seconda ondata Covid. E Cosenza è uno dei posti in cui si capisce cosa sia andato storto. Il primo dicembre, in provincia, c’erano 160 ricoveri in ospedale e 4033 positivi a casa mentre a metà luglio c’era un solo caso a domicilio.

I DATI «CARICATI A MANO» Amalia De Luca, epidemiologa dell’Asp, spiega: «Purtroppo i casi stanno aumentando. Faccio a mano, non ho programmi purtroppo per fare tutta l’attività di isolamento dei casi e di contact tracing». Il numero dei dati caricati è ingente: «Noi abbiamo i referti che ci arrivano cartacei, stiamo parlando di 7-800 referti al giorno. I casi sono 5.224, se lei pensa a tutti i referti siamo a 65mila». Il riassunto è affidato all’inviato: «Inseriscono a mano i positivi su un foglio Excel che poi girano a mano ai colleghi che sul territorio dovrebbero fare il tracciamento dei casi».
In realtà, secondo una nota diffusa nei giorni scorsi dalla Regione, tutte le strutture avrebbero avuto a disposizione un’infrastruttura informatica per il caricamento, ma alcune non l’hanno utilizzata. E rispetto alla visita di Report in Calabria sono aumentate anche le risorse umane dedicate al tracciamento, assieme ai dati inviati al ministero della Salute, fatti che hanno permesso alla regione di uscire dalla “zona rossa”.

I TAMPONI CHE «GIRANO» Di certo i problemi, nella fase critica, sono stati seri. Lo ammettono i sanitari davanti alle telecamere: «Abbiamo avuto una punta di 55 pazienti in uno spazio di 200 metri quadri, infatti alcuni miei colleghi si sono infettati». E il caos dei tamponi non ha risparmiato la provincia bruzia. Se i dirigenti spiegano che i problemi sulla processazione sono stati risolti, mentre Report si trova nella struttura di Aprigliano deputata alla conservazione dei test arriva una Panda dallo Jonio. L’autista porta con sé una scatola che contiene i tamponi: anziché trasferirli a Rossano, dove c’è l’ultimo laboratorio entrato in funzione in Calabria, li porta ad Aprigliano. Perché? «Ha detto no portiamoli là, non siamo sicuri qua, non siamo sicuri là», risponde al responsabile della struttura. Che cerca di metterci una pezza: «Il laboratorio funziona. È il medico che ha detto a lui di venire qua». L’autista, però, ammette: «’Sti tamponi ogni volta girano, che ne so io».
LA PROPOSTA DIMENTICATA E in tutti questi giri si è persa traccia della proposta lanciata dal presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra che aveva suggerito di utilizzare le strutture del Cnr per processare i test. Com’è andata? L’inviato di Report lo chiede da Mario Marino, responsabile della task force dell’Asp di Cosenza per l’emergenza. Risposta: «Qualcuno ha detto no, ma non so chi». Le telecamere propongono un primo piano di Cinzia Bettelini, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria. La manager, però, non ha mai risposto alle domande della trasmissione di Rai Tre. I dubbi restano. E i tamponi, intanto, «girano».

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