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«La politica non è un mezzo per arricchirsi»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 21/12/2020 – 11:05
«La politica non è un mezzo per arricchirsi»

Cosa ci si può aspettare da una classe politica, un po’ truffaldina e pressapochista? Le cronache di questi giorni raccontano episodi che fanno accapponare la pelle e che hanno poco a che vedere con la deontologia politica; forse un po’ di più con l’onestà. Ma non è da escludere che ci troviamo in presenza di una classe politica che, come il Coronavirus, ha subito una “mutazione” rispetto alla tradizione che la vuole come scienza e arte di governare, cioè con i principi e le regole posti alla base della vita pubblica; condizioni che nei palazzi della politica calabrese sembrano superate o comunque aggirabili.
Gli ultimi casi riguardano i Comuni di entrambe le città nei quali sono accaduti episodi che hanno messo in evidenza le “abilità” di alcuni politici che si sono dimostrate capaci di portare a termine piani nei quali gli interessi personali sono prevalsi su quelli della comunità amministrata. Fatti che sono all’attenzione della Magistratura e dimostrano quanto e fino a che punto si possa essere disposti a rischiare per un interesse personale.
A Catanzaro l’inchiesta ha anche un nome; è stata battezzata “gettonopoli” per via del pagamento di gettoni per lavori in commissioni mai avvenuti. Nella città capoluogo di regione oltre alle indagini della polizia giudiziaria è accaduto un fatto insolito: un numero di consiglieri indagati ha ritenuto di restituire il “maltolto”. L’episodio ovviamente serve a mettere una pietra miliare sull’inchiesta e conferma le responsabilità degli indagati i quali si sono però guardati bene dal far seguire le loro dimissioni dall’incarico politico.
Ma Catanzaro è questa! La semplice indignazione spesso viene interpretata come un “perdono” piuttosto che come un invito a mettersi da parte; anche se, venendo meno la credibilità, trattandosi di un gesto poco nobile e poco onesto, il rapporto tra elettore ed eletto di solito si incrina in modo irreversibile perché viene meno la fiducia.
Se Catanzaro “piange”, comunque Reggio Calabria non “ride”. Un candidato alle elezioni comunali di questa città, secondo l’accusa, sarebbe riuscito a farsi eleggere facendo imbussolare schede elettorali precompilate intestate a persone alcune delle quali decedute, altre avanti con gli anni tanto da non essersi recate a votare. Tutto lascia pensare ad un giro di complicità articolato che presuppone il coinvolgimento di persone che si sarebbero date da fare non solo negli uffici comunali, ma anche nei seggi elettorali. Un dubbio che pone seriamente il problema della sicurezza che non può essere sottaciuto dalla stessa politica. Ovviamente l’altra, non questa!
E veniamo alle spese della politica nelle regioni. Sembra che la Calabria – secondo un’indagine condotta dal Corriere della Sera – non abbia pari in questo settore. Al Presidente del Consiglio spetta un “capo di gabinetto” nominato al difuori dei dipendenti regionali con uno stipendio di oltre 167 mila euro l’anno; un vicecapo (88.000 mila euro l’anno di indennità oltre allo stipendio di provenienza) scelto all’interno della struttura pubblica; due portavoce (uno titolare, stipendio 55.000 euro l’anno e uno “aggiunto” a 25.000 euro annue); un segretario particolare con stipendio di circa 41.000 euro; un collaboratore esperto; un responsabile amministrativo; tre autisti di cui uno a paga piena e due a metà e cinque dipendenti amministrativi regionali con un supplemento sullo stipendio di 10.000 euro all’anno. La stessa “dotazione” di personale spetta al presidente della Regione ma con un massimo di 12 unità. Mentre gli assessori possono disporre di otto elementi. La lista si allunga con migliaia di contratti co.co.co.
A tutto questo c’è tanta altra “manna” da aggiungere: dai gruppi parlamentari, alle “strutture ausiliarie” fino ad arrivare alle 303 unità pagate al di fuori dei dipendenti di ruolo. Basta pensare che solo qualche mese fa tra autisti e personale di segreteria sono stati stipulati altri 223 contratti e ciò è avvenuto poche ore prima che il Consiglio regionale si dimettesse per come previsto dai regolamenti a seguito della morte della Presidente Santelli.
Un poltronificio dicono le opposizioni. È vero! E se dovesse arrivare il loro turno? Forse bisognerebbe far capire ai partiti di tutte le estrazioni, che è venuto il momento che si cambi registro. Intanto si cominci a votare persone capaci, culturalmente e politicamente preparate, prendendo le distanze da chi intende la politica come un mezzo per arricchirsi.
*giornalista

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