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Corigliano Rossano, muore a Cosenza l'uomo in attesa per ore fuori dal Giannettasio

Le peripezie dell’84enne di Trebisacce iniziate alle 13,00, proseguite per un’intera giornata in attesa delle prime cure. I parenti: «Non sapremo mai se si sarebbe potuto salvare»

Pubblicato il: 22/12/2020 – 18:52
Corigliano Rossano, muore a Cosenza l'uomo in attesa per ore fuori dal Giannettasio

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO
La caotica serata di ieri all’ospedale “Giannettasio” di Corigliano Rossano ha avuto un triste epilogo. Uno dei due pazienti in attesa per ore in ambulanza fuori dal pronto soccorso, già saturo, è morto queste mattina intorno alle 5,00 all’ospedale di Cosenza. Una storia che ha del paradossale, quella a cui è andato incontro l’uomo.
Nella tarda mattinata di ieri l’84enne di Trebisacce accusa una insufficienza respiratoria. I parenti allertano il 118 intorno alle 13, ma l’ambulanza proveniente dal “Compagna” di Corigliano Rossano senza medico a bordo (a causa delle ormai croniche e ataviche carenze di personale medico), non carica il paziente.
Una seconda ambulanza, questa volta accompagnata dal medico in arrivo dall’ospedale di Castrovillari – l’unica con lo specialista a bordo a quell’ora in tutto il nord-est calabrese – giunge a Trebisacce, prende in cura il paziente e lo accompagna al “Giannettasio”, dove arriva intorno alle 15.
Fuori dal pronto soccorso l’uomo sosterà fino alle 22, quando gli viene effettuata la Tac. L’esame evidenzia una polmonite, quindi si pensa possa essere un sospetto Covid. Solo intorno alle 23,30 un’altra ambulanza trasporta l’uomo a Cosenza, dove risulta negativo al tampone. Ma proprio all’Annunziata, poco prima dell’alba, l’uomo spira.
«Rimarremo sempre col dubbio – racconta uno dei parenti che lo assistito fuori dal Giannettasio –: se fosse stato assistito in tempo e non dopo una giornata di attesa, forse non sarebbe morto».
Un triste epilogo, dunque, ad un’ennesima giornata di ordinaria follia che non ha fatto altro che mettere in luce tutte le falle – e tutte insieme – del sistema sanitario. Dalla penuria di medici del 118, al solo medico in servizio in un pronto soccorso stracolmo, con quattro sospetti Covid più diversi altri pazienti “ordinari” stipati in astanteria ed in attesa di un ricovero che non sembra arrivare mai.
E basterebbe immaginare le peripezie a cui quel medico è costretto: per entrare nei locali dedicati al coronavirus deve bardarsi dalla testa ai piedi per prestare le prime; poi esce, si sveste, si deterge con la massima attenzione per dedicarsi agli altri pazienti. Prassi che portano via ore e ore e che ha costretto il medico in servizio su quell’ambulanza proveniente da Castrovillari a dover chiamare i carabinieri perché al pronto soccorso non rispondeva nessuno ed i parenti, dopo le 20, a chiamare la polizia. (l.latella@corrierecal.it)

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