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Delitto di 'ndrangheta a Ventimiglia, le intercettazioni che incastrano i calabresi

Il gip: «Il colpo alla nuca modalità di uccisione tipica della mafia». Il corpo della vittima geolocalizzato con Gmail e gli scambi di battute tra gli indagati. «Gli dici che ti sei difeso e la pis…

Pubblicato il: 24/12/2020 – 15:28
Delitto di 'ndrangheta a Ventimiglia, le intercettazioni che incastrano i calabresi

VENTIMIGLIA È stato ucciso con più colpi di arma da fuoco, quello di grazia alla nuca, e con la complicità di «persone non ancora identificate» Joseph Fedele, 60 anni, l’uomo trovato morto il 21 ottobre scorso, in un fossato di frazione Calvo, a Ventimiglia, per il cui delitto è finito in carcere Domenico Pellegrino (foto sopra da Sanremonews), 27 anni, di Bordighera, figlio di Giovanni Pellegrino, arrestato assieme ai fratelli Maurizio e Roberto nell’indagine antimafia “La Svolta”. Arresti domiciliari, invece, per Girolamo Condoluci, 44 anni, di Bordighera, accusato di favoreggiamento. I due uomini sono entrambi originari della Calabria.
Nella misura cautelare il gip di Imperia ritiene che Pellegrino non abbia agito da solo e che la vittima sia stata ferita da più proiettili calibro 6.35 e ucciso con un altro proiettile di calibro superiore alla nuca. Il delitto, si legge nell’ordinanza del gip, sarebbe avvenuto con «modalità adottate tipicamente da appartenenti a sodalizi di ‘ndrangheta tali da richiamare alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo il comportamento tipico di chi appartiene a un sodalizio ‘ndranghetista». A Condoluci viene imputato il fatto di aver aiutato Pellegrino a eludere le indagini «nel trasporto della Mercedes classe A di proprietà e in uso a Fedele, dal comune di Ventimiglia, dove si trovava, al comune francese di Mentone, in tal modo indirizzando le indagini in territorio francese, aiutandolo a pulire l’interno del furgone» sul quale «si trovavano tracce biologiche» e i luoghi «dove erano presenti tracce del delitto, fornendogli suggerimenti sulla versione dei fatti da tenere nel caso fosse stato interrogato dalla Autorità giudiziaria».
IL CORPO GEOLOCALIZZATO CON GMAIL È stato il figlio della convivente a geolocalizzare – grazie alla posizione rilevata dello smartphone associato a un account – Joseph Fedele, la cui scomparsa era stata denunciata, il 23 settembre scorso, alla polizia francese. La posizione era stata individuata in frazione Calvo, a Ventimiglia e le autorità francesi avevano invitato l’uomo a informare le autorità italiane. La convivente ha poi riferito agli inquirenti di aver notato un cambiamento nell’atteggiamento dell’uomo, che era apparso preoccupato già da qualche mese. Fedele era persona nota anche alle forze di polizia italiane, perché coinvolto in passato in indagini per armi e stupefacenti e per i rapporti tenuti con alcuni pregiudicati residenti nell’imperiese. In particolare, l’annotazione che si legge nell’ordinanza del gip fa riferimento a una indagine del 2005 della Dda di Reggio Calabria e a un’indagine della Procura di Sanremo in materia di stupefacenti. I militari, grazie alla collaborazione della polizia francese, hanno anche accertato che aveva precedenti penali in Francia per traffico di stupefacenti e, per tali reati, aveva subito periodi di carcerazione oltrefrontiera. Fedele, secondo quanto riferito dalla polizia francese, sarebbe stato attivo nel traffico di cocaina e hashish che si procurava a Nizza e rivendeva in Italia a trafficanti di origine calabrese.

Gli inquirenti sul luogo del delitto

«IL FURGONE PUZZA DI CADAVERE» C’è una frase che incastra Girolamo Condoluci, ora ai domiciliari per favoreggiamento, come complice del favoreggiamento nei confronti di Domenico Pellegrino nell’assassinio e occultamento di cadavere di Fedele. Da una intercettazione ambientale, infatti, gli inquirenti sentono Conduluci che, rivolgendosi alla compagna (intestataria del furgone usato per trasportare il corpo a Calvo), dice: «Sto furgone puzza di cadavere». Nella stessa giornata, poco dopo, gli investigatori captano alcune frasi, che dimostrano come Pellegrino sia probabilmente preoccupato dell’esistenza di tracce lasciate a bordo dello stesso furgone. Il quadro si aggrava progressivamente, dopo la pubblicazione sulla stampa online di notizie riguardanti l’omicidio. A partire da un primo commento alla notizia dell’identificazione del cadavere, che compare il 25 novembre scorso, alla quale fa seguito uno scambio di battute il giorno successivo. Pellegrino dice a Condoluci: «Hai letto oggi?», segue la risposta di Condoluci: «Noo… Ho letto, ma …noo, sta passando tutto». Altri elementi emergono, dopo la pubblicazione, sempre online, di articoli relativi al rinvenimento dell’autovettura di Fedele a Mentone. Pellegrino, probabilmente dopo avere mostrato alla madre l’articolo che dava la notizia del ritrovamento, dice alla donna «ci sono arrivati» e lei risponde con un indicativo «Noo…». Un altro scambio di battute si ha quando Pellegrino mostra alla madre qualcosa, probabilmente un articolo di giornale online e dice «Eccolo mamma»; la madre risponde: «Hanno scritto così, ma tu che ne sai se è vero…» e lui commenta: «Ma sì che è vero».
LA TELEFONATA CHE INCASTRA PELLEGRINO «All’avvocato gli dici quello, questo, che gli hai sparato, da questo, quell’altro, gli dici che ti sei difeso e la pistola l’hai buttata nel fiume […]». Così Girolamo Condoluci, in una telefonata intercettata dai carabinieri, si rivolge a Domenico Pellegrino, concordando una versione dei fatti da fornire all’avvocato nel caso di un arresto. Condoluci, in sostanza, suggerisce a Pellegrino di sostenere che l’omicidio di Fedele è avvenuto per legittima difesa. Per gli investigatori, si tratta della prima volta che Pellegrino è indicato quale autore del reato, commesso utilizzando una pistola. Nel cercare di rassicurarlo, Condoluci dice a Pellegrino: «Domenico, toglitelo dalla testa, che se avevano qualcosa su di te erano venuti a colpo sicuro! Quelli su di te non hanno niente, non hanno niente su di nessuno se no a quest’ora erano venuti», e poi si spinge a un chiaro commento che riporta alla data dell’omicidio: «Ma scherzi sono passati due mesi eh avevamo già pulito, non c’hanno niente!».

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