Riceviamo e pubblichiamo.
Signor Direttore,
in riferimento all’articolo «I soldi di Verdini e i rapporti con la ’Ndrangheta, il lato oscuro delle Politiche 2018 a Cosenza» pubblicato sul Corriere della Calabria affermo con forza che non consento a nessuno di gettare ombre sulla mia persona e sulla mia onorabilità.
Come tutti sanno nel corso del mio impegno politico, ho sempre agito nel pieno rispetto delle regole e mi sono sempre impegnato a favore della legalità e contro ogni tipo di pervasività della criminalità. L’ho fatto da parlamentare. E agli atti della Camera dei deputati e della Commissione Antimafia, ci sono le mie denunce.
E l’ho fatto da assessore regionale. Per quasi cinque anni ho gestito la delega al bilancio e ai fondi comunitari e non sono mai stato nemmeno sfiorato da una sola indagine.
E sulla correttezza del mio operato non è mai stato sollevato né un dubbio, né un chiacchiericcio.
Nè da amici, né da avversari.
Oggi da privato cittadino continuo a seguire quella stessa stella polare.
Nel febbraio del 2018 ho risposto positivamente alla richiesta che mi è pervenuta dai dirigenti del PD della Calabria a candidarmi nel collegio uninominale di Cosenza.
Quel collegio era da tutti i sondaggi diffusi sui media nazionali e regionali considerato perdente per il centrosinistra.
Era noto a tutti quale sarebbe stato il risultato finale. Immagino che fosse noto anche alle cosche, che come viene ribadito da autorevoli magistrati inquirenti, volta per volta sostengono lo schieramento considerato vincente.
Certamente ne ero consapevole io che accettai la candidatura per solo spirito di servizio.
La mia prima dichiarazione da candidato fu di chiedere solo voti puliti e di rifiutare anche un solo voto non limpido o proveniente dalla criminalità organizzata.
E su quella linea ho condotto tutta la campagna elettorale.
Che si è conclusa con la nettissima affermazione della candidata del M5S. Come da previsioni.
Quella campagna elettorale, come tutte quelle che ho affrontato, l’ho pagata con risorse personali.
Tutte le spese sono documentate per come da legge.
Non ho richiesto contributi economici a dirigenti politici, a imprenditori o a chicchessia. Né li ho ricevuti.
In particolare non sono mai stato convocato e mai sono andato a Roma a richiedere un contributo economico al senatore Denis Verdini. E di conseguenza mai l’ho ricevuto.
Affermare il contrario significa dire il falso. E di conseguenza commettere il reato di calunnia.
È evidente quindi che ogni parola pronunciata o diffusa che leda la mia reputazione è e sarà oggetto di querela da parte mia. Senza sconti per nessuno.
La ringrazio per la pubblicazione e la saluto cordialmente,
Giacomo Mancini
Giacomo Mancini difende la propria onorabilità anche se, da quanto emerge dalle intercettazioni, non è tanto sulla sua persona che si concentra l’attenzione degli inquirenti quanto sulla brulicante attività sorta intorno alla sua candidatura alla Camera dei deputati. Attività che, se fosse stata organizzata a sua insaputa, dovrebbe fare preoccupare Mancini Junior più di qualunque attacco esterno alla propria onorabilità (aletru).
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