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«Per la Calabria serve una svolta qualitativamente consistente»

di Costantino Fittante*

Pubblicato il: 28/12/2020 – 12:16
«Per la Calabria serve una svolta qualitativamente consistente»

C’è una grande confusione in vista delle elezioni regionali 2021. Persone che si autocandidano al ruolo di presidente della Regione, nomi che si fanno circolare sui social, tavoli che si convocano si partecipa, si abbandonano, poi si ritorna. Segno della improvvisazione e dell’opportunismo, dell’assenza di soggetti politici e sociali capaci di elaborare programmi innovativi per una Regione degradata e priva di prospettive realistiche di cambiamento.
I Partiti? Delle sigle e “comitati elettorali” e affidati a dirigenti con l’assillo di posizionarsi e di farsi sponsorizzare da qualche dirigente nazionale per garantirsi un posto in lista. E ciò nel centro sinistra come nel centro destra.
La cosiddetta “società civile” fatta di associazioni di categoria, professionisti, imprenditori, commercianti, artigiani. Ma ciascuno di questi soggetti sociali è chiuso in se stesso, non partecipa, assiste. Non svolge quella funzione stimolatrice di democratica e propositiva critica nei confronti dei partiti e delle istituzioni la cui direzione è sempre più precaria e improvvisata. Manca di autonomia. La stragrande maggioranza degli appartenenti alle categorie elencate, dipendono dall’intervento pubblico ( incentivi, appalti, progettazioni, liti giuridiche, ecc.). Quindi meglio non guastarsela.
Sono queste condizioni che portano alla grande confusione attorno alle scelte dei candidati e al moltiplicarsi di autocandidature o al lancio di nomi con richiesta di sostegni.
Le elezioni del 2021 sono decisive per l’avvenire della nostra Regione. Dovrebbero essere consapevolmente considerate una sorta di spartiacque. La chiusura di un passato dagli anni ’90 ad oggi, e l’avvio di un serio e convinto processo di rinnovamento affidato a persone capaci, preparate, competenti, apprezzate non perché portatori di pacchetti di voti, ma per qualità culturali e promotori di politiche volte essenzialmente, se non esclusivamente, al bene comune, all’uso produttivo delle nostre risorse, portatori di una visione di sviluppo moderno della Calabria.
Attorno ai tavoli non dovrebbero sedere espressioni di “partiti sigle” e di qualche associazione genericamente sociale. Tutti presenti per difendere la rispettiva collocazione o per indicare al ruolo di presidente la persona a se più vicina, ma personalità del mondo accademico, del mondo imprenditoriale e sindacale, delle professioni, amministratori sperimentati e portatori di esperienze positive, dell’associazionismo autonomo. Personalità che vivono in Calabria o fuori ma che si sono affermati per capacità, professionalità, patrimonio culturale. Presenze finalizzate innanzi tutto alla elaborazione di un programma realistico avendo presenti le problematiche calabresi, per poi approfondire la ricerca di chi può meglio realizzare l’attuazione delle possibili soluzioni individuate.
Non vale la giustificazione che per fare tutto ciò non c’è il tempo. Il problema è che non si intende uscire dal tradizionale ormai vecchio e decrepito metodo di elaborare programmi fatti di titoli e formare liste dettate da “dirigenti” che hanno esaurito qualsiasi capacità di analisi e comprensione dei fenomeni e dei cambiamenti in atto, di riflesso anche in Calabria ma purtroppo in negativo.
Senza una svolta qualitativamente consistente, la Calabria continuerà a essere periferica e ultima nel panorama nazionale e il destino dei nostri giovani non potrà che essere l’emigrazione.
*già consigliere regionale

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