CATANZARO Chi ha assistito e partecipato parla di una riunione tesissima, con toni duri e (a volte) sopra le righe. D’altra parte (ve lo abbiamo spiegato qui) a prendersi la responsabilità di uno slittamento della data delle elezioni regionali – indette per il 14 febbraio – non ci sta nessuno. Di certo sarà difficile trovare qualcuno disposto a fare il grande passo nella maggioranza. Basti pensare a come è stata presa l’apertura al rinvio del governatore reggente Nino Spirlì: male. Anzi, malissimo. È bastata la frase «a breve ci saranno novità» per far emergere i mal di pancia della maggioranza. A schierarsi contro il proprio governatore è stata, per prima e in maniera ufficiale, la Lega. Che, in una nota durissima, ha sconfessato la linea del dialogo – con il ministero degli Affari regionali e con l’opposizione – tratteggiata da Spirlì. «Ribadiamo – hanno scritto i consiglieri del Carroccio calabrese – in maniera netta e senza alcun tentennamento, la necessità di recarsi alle urne il 14 febbraio per consentire il rinnovo del Consiglio regionale». Definitivo. I leghisti non sono gli unici a sposare la linea della fermezza: resta fissa sul voto a San Valentino, come da decreto di indizione, anche Forza Italia. Chi tentenna? Di sicuro l’Udc, il cui leader regionale e assessore al Bilancio Franco Talarico conferma l’indicazione (anticipata al Corriere della Calabria) di uno slittamento, vista la delicata situazione sanitaria. Linea decisa anche da parte di Fratelli d’Italia, che si allinea alla Lega propendendo per il voto a febbraio.
Chi si augura il rinvio ad aprile spera nell’intervento del governo. E anche lì le posizioni sono piuttosto variegate. Ministri come Boccia (che sarebbe in costante contatto con Spirlì per trovare una via d’uscita soft dalla crisi) lavorano per lo slittamento, la collega Luciana Lamorgese (che ha voce in capitolo, visto che guida il ministero dell’Interno) sarebbe meno propensa a spendersi per il cambio di data. Come se ne esce? Agli osservatori più attenti non è sfuggito l’inserimento nel testo del Milleproroghe della proroga dello stato di emergenza fino al 31 marzo prossimo. Il codicillo non riguarda direttamente lo svolgimento delle competizioni elettorali ma i provvedimenti seguiti alla dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da Covid-19. Si tratta, comunque, di un segnale nell’impasse.
Ce ne sarebbe anche un altro: secondo fonti accreditate, il presidente reggente Spirlì avrebbe contattato (come abbiamo anticipato questa mattina) ufficialmente Boccia per introdurre l’eventuale valutazione del Comitato tecnico-scientifico sull’opportunità del voto a febbraio. È il passo che – assieme alla proroga dell’emergenza inserita nel Milleproroghe – potrebbe avviare la “macchina” dello spostamento della data. Il primo passo, insomma. Da sottoporre al vaglio di una maggioranza riottosa e di un partito, la Lega, che ha già sconfessato la linea dialogante del “suo” presidente. Figuriamoci un eventuale accordo con il ministro dem.
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