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Regione, posizione organizzativa ad un utilizzato della sanità. «Nomina illegittima»

«Eppure, è quanto recentemente accaduto – rivela il sindacato CSA-Cisal – grazie ad una clamorosa svista del direttore generale del dipartimento e del dirigente del settore che ha assegnato l’incar…

Pubblicato il: 28/12/2020 – 7:45
Regione, posizione organizzativa ad un utilizzato della sanità. «Nomina illegittima»

CATANZARO Che il dipartimento regionale Tutela della Salute facesse un uso “esorbitante” dei temporaneamente utilizzati da altri enti era cosa nota, ma che adesso abbia cominciato finanche a conferire loro l’incarico di posizione organizzativa francamente ci sembra troppo. Eppure, è quanto recentemente accaduto – rivela il sindacato CSA-Cisal – grazie ad una clamorosa svista del direttore generale del dipartimento e del dirigente del settore che ha assegnato l’incarico.
LA RAPIDA SCALATA: DA ESTERNO ALLA REGIONE A POSIZIONE ORGANIZZATIVA IN UN MESE E MEZZO Il 3 novembre viene indetta la manifestazione d’interesse affinché, presso il settore 3 “Assistenza farmaceutica, assistenza integrativa e protesica, farmacie convenzionate e educazione all’uso consapevole del farmaco” del dipartimento, fosse individuata la seguente posizione organizzativa di seconda fascia: “Programmazione servizi farmaceutici e territoriali, Governance della farmaceutica convenzionata, dispensari, distributori e depositi di medicinali e gas medicali, monitoraggio spesa farmaceutica”. Il 27 novembre, con decreto 12482, la posizione organizzativa viene assegnata ad un lavoratore in “temporaneo utilizzo”. Peraltro, arrivato da poco, poiché l’istituto del “prestito” da un altro ente, in questo caso dall’Asp di Cosenza, era stato attivato poco tempo prima, il 14 ottobre. Strano – sottolinea il sindacato – che il decreto 10423 non specifichi la durata dell’utilizzo, pur essendo la “temporaneità” requisito essenziale per l’attivazione di questo istituto. In realtà, nel decreto si legge che è disposto: “il temporaneo utilizzo a far data dalle presa di servizio successiva all’adozione del presente provvedimento”. Quanto meno il precedente direttore generale del dipartimento aveva “l’accortezza” di rendere noto il periodo di vigenza dell’utilizzo. Dunque per questo dipendente dell’Asp di Cosenza c’è stata una rapidissima scalata: nel giro di un mese e mezzo da esterno alla Regione Calabria si ritrova non solo “utilizzato” ma anche con l’incarico di posizione organizzativa, che comporta una cospicua indennità allo stipendio.
IL CONTRATTO INTEGRATIVO REGIONALE ESCLUDE CHE I FONDI PER LE POSIZIONI ORGANIZZATIVE POSSANO ESSERE UTILIZZATI DAI TEMPORANEAMENTE UTILIZZATI Tuttavia, sia il dg del dipartimento Francesco Bevere e sia il dirigente del settore 3 Vincenzo Ferrari devono essersi distratti. Infatti, il Cida (contratto integrativo decentrato aziendale) del personale della Giunta regionale regionale, che fra le altre cose disciplina il finanziamento delle retribuzioni di posizione e di risultato della Posizioni organizzative, non può applicarsi ai temporaneamente utilizzati. L’articolo 1 dell’accordo attualmente vigente precisa che l’ambito di applicazione del Cida (fra cui l’articolo sulle posizioni organizzative) riguarda il personale non dirigente con rapporto di lavoro a tempo determinato o indeterminato della Giunta regionale e il personale comandato. Attenzione, l’istituto del comando è strutturalmente diverso dal temporaneo utilizzo. Il comando si configura nell’interesse dell’Ente “di arrivo” del lavoratore e non a caso sarà proprio questo ad accollarsi gli oneri, l’utilizzo temporaneo è invece effettuato nell’interesse dell’Ente “di provenienza” e su quest’ultimo ricadono ancora gli oneri del lavoratore. Per intenderci, sono gli enti di provenienza a corrispondere – nel caso del temporaneo utilizzo – gli emolumenti ai dipendenti e non la Regione. Questo presuppone la non applicabilità del Cida, e quindil’impossibilità di conferire la posizione organizzativa ai temporaneamente utilizzati della Regione Calabria. Nulla contro il lavoratore in questione, ma francamente il dg del dipartimento e il dirigente di settore avrebbero dovuto prestare un’attenzione più elevata prima di firmare il decreto. Di certo sono errori che un manager come Bevere, che oltre allo stipendio da dg riceve anche un bonus aggiuntivo da 45 mila euro (per un totale di quasi 180 mila euro), non può permettersi il lusso di commettere. E la scusa che ci sia stata una svista non regge proprio per i tanti soldi dei contribuenti calabresi che il dg intasca, oltre all’altro dirigente del dipartimento. Entrambi dovevano vigilare meglio sulla legittimità dell’atto.
REVOCARE IL CONFERIMENTO DELLA POSIZIONE ORGANIZZATIVA Come sindacato non possiamo che stigmatizzare l’ennesimo atto di svilimento delle professionalità interne della Regione Calabria, cioè dei dipendenti nei ruoli. All’avviso aveva partecipato una categoria D che sembra essere stato esclusa (ed è quanto emerge dalla lettura dello stesso decreto) soltanto perché sarebbe andato in quiescenza a partire da marzo 2021 e quindi non avrebbe potuto ricoprire l’incarico per tre anni. E che significa? Per la posizione organizzativa si sceglie chi ha maturato le adeguate professionalità ed esperienze e poi semmai si rifà di nuovo l’avviso. L’azione amministrativa ha bisogno di accrescere la sua affidabilità e legittimità, purtroppo questi strafalcioni non danno una buona impressione né all’interno e né all’esterno dell’Amministrazione regionale. Gli elementi sopra esposti – evidenzia il sindacato – non lasciano altre scelte. L’incarico della posizione organizzativa ad un temporaneamente utilizzato della Regione Calabria deve essere revocato, oltre alla contestuale restituzione delle somme indebitamente percepite poiché attinte dai fondi destinati ai dipendenti dei ruoli dell’Amministrazione. Il dg Bevere e il dirigente Ferrari stiano più attenti su questi aspetti sostanziali. Ci auguriamo un intervento tempestivo della Responsabile dell’Anticorruzione affinché si faccia luce sulla questione. Ad ogni modo, nel caso di inerzia chiediamo al direttore generale del Personale di avocare la pratica, non fosse altro che si è configurata una chiara violazione del Cida regionale e questo non può essere consentito. Ci aspettiamo che sia lo stesso direttore generale Bruno Zito a porre rimedio a questa ingiustizia nei confronti di tutti gli altri lavoratori regionali.

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