CATANZARO «Preso atto che le Prefetture hanno inviato una circolare con la quale invitano i sindaci ad affiggere, entro il prossimo 31 dicembre, il manifesto di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione del Presidente della Giunta e del Consiglio Regionale fissata per il 14 Febbraio 2021, ritiene di assoluta e preminente importanza effettuare alcuni rilievi».
«Ove fossimo in un periodo normale – cita la nota stampa congiunta dell’Associazione Impresa Calabria e del Movimento civico Noi – si comprenderebbe la necessità di fissare la data della consultazione in tempi rapidi per ovviare a quel vuoto di rappresentanza che è sempre dannoso per le istituzioni democratiche. Quello che stiamo vivendo, però, non è un periodo normale e la nostra Regione Calabria, più di altre, non si trova affatto in una situazione di normalità. Sulla Regione Calabria, infatti, proprio in questo periodo, grava con tutta la sua virulenza l’emergenza Covid-19 aggravata da una lunga permanenza in zona rossa, che ne ha condizionato e tuttora continua a condizionarne ogni attività, con evidente pregiudizio per la necessaria compiutezza e conseguente legittimità del procedimento elettorale».
«A distanza di appena due settimane dalla presentazione delle liste – prosegue la nota – ancora non si conoscono i programmi, non si conoscono i nomi dei candidati alla Presidenza e nulla si sa in ordine alle alleanze ma, malgrado ciò, si continua a ritenere possibile che gli elettori siano chiamati a pronunciarsi il prossimo 14 febbraio e, per di più, in un solo giorno. Il 2020, deve essere evidenziato, è stato un anno particolarmente difficile per la Calabria, che si è trovata nel pieno della pandemia ad essere senza Presidenti della Regione e del Consiglio Regionale, senza volto, commissariata nei settori più nevralgici ed importanti, tra i quali anche quello, rilevante e delicatissimo, della sanità, senza che alcuna forza politica, tutte non a caso commissariate, potesse riflettere sul reale stato della Regione e su come poter uscire dal buco nero nel quale è precipitata. Votare in questa situazione renderebbe il voto del tutto privo di valenza sostanziale e di significativa espressione di consenso e, persino dannoso, in quanto diverrebbe esclusivamente espressione di fazioso schieramento e non di reale convincimento o di contenuto. Ci troveremmo di fronte ad una sorta di delega in bianco, affidata ad un signore nel chiuso di una stanza, da oligarchie di partito esterne (ed estranee) alla nostra Regione, e forte solo di un mandato sconosciuto ai calabresi e senza alcun vincolo con gli elettori, i quali sarebbero ridotti al mero ruolo di “sudditi”, in barba ai più basilari diritti civili e politici sviliti e mortificati, per non dire annullati. In questa particolare situazione la sola cosa ragionevole e sensata è rinviare la data delle elezioni regionali, differendola alla prossima primavera. La necessità di un appello, condiviso dalla comunità tutta, continua, però, ad essere dimostrazione che, nonostante la peculiarità del periodo e la gravità della situazione nella quale ci troviamo, la ragione ed il buon senso appaiono le sole cose a non essere né diffuse, né contagiose. Si sente parlare di un emendamento di rinvio nel decreto mille proroghe che inizia il suo iter parlamentare, ma ciò senza che nessuno se ne assuma la paternità, a dimostrazione di quanto la responsabilità ed il coraggio del Governo e della rappresentanza parlamentare latitino, finanche adesso che ce ne sarebbe enorme bisogno. Si potrebbe attendere ancora qualche giorno per vedere gli sviluppi della situazione, reiterando la pratica dell’attendismo che, da qualche tempo, sembra essere la più seguita, ma nel caso non ci fossero auspicabili novità, i Sindaci saranno chiamati, entro il prossimo 31 dicembre, a decidere se dare seguito o disattendere la circolare prefettizia che li coinvolge nella responsabilità. La responsabilità principale, però, resta in capo a coloro che adotteranno o meno una decisione correttiva, ed è per questo che, vorremmo sentire, in difesa delle sorti di questa nostra regione, risuonare forte la voce della sua rappresentanza parlamentare».
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