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«Noi siamo quelli che restano»

di Francesco Siciliano*

Pubblicato il: 29/12/2020 – 17:22
«Noi siamo quelli che restano»

Se si potesse dipingere un quadro dell’anno che sta passando ognuno di noi avrebbe l’incertezza di scegliere. In fondo lo si potrebbe rappresentare con immagini dell’Italia che sono diventate simbolo pubblico: le colonne dei camion di Bergamo, il Papa solitario sotto la pioggia come Mosè in mezzo al deserto o la foto dell’Infermiera che si vaccina nell’alba del nuovo mondo. In realtà io credo che sia molto più suggestiva e realistica l’immagine di ognuno di noi che, inserito nel sistema liberista e capitalista, ha corso anche sopra i limiti per tanti anni. Rincorrendo sempre il consumo e il successo ognuno di noi ha finito per relegare a rumore di fondo i problemi strutturali di un paese o del mondo che lo circondava. Oggi quell’uomo di colpo si ritrova a dovere guardare il mondo sospeso e se stesso semplice granello di un sistema e un ingranaggio gigantesco. In fondo le scelte di apri e chiudi, nonostante la buona volontà del governo, sono l’iconografia della forza della produzione e del consumo. Optando, pero, il lato intimo di questo anno, mi sovviene l’urlo di Munch pensando all’uomo che di colpo si accorge della solitudine e, soprattutto, della sua fragilità e impotenza rispetto alla natura.
L’anno che è passato ha rappresentato una surreale dissociazione da se stessi visto che siamo rimasti spesso sospesi tra il guardarsi e continuare a vivere continuando a guardarsi. Noi siamo quelli che restano dice un bellissimo brano… siamo i pazzi che venite a cercare.
Sì, perché tra il guardarsi nel passato e nel presente abbiamo di colpo eluso lo sguardo sul futuro posto che il Covid è come una nebbia fitta un muro enorme che ti impedisce, quasi come la siepe, di guardare l’infinito proiettato verso il futuro. La nostra vita è diventata un tutto adesso, un “al momento”, e rincorrere sia la forza che la speranza è un retaggio del passato. In realtà la perseveranza e la speranza sono tutte legate alle immagini del passato impresse nella memoria e nei sentimenti attorcigliati a quel momento.
Il Covid e le misure di distanziamento ci hanno imposto una costante introspezione che inevitabilmente ci porteremo dietro per molto tempo. Ma noi siamo quelli che restano e i matti che verrete a cercare perché abbiamo cercato di restare nel problema Covid, abbiamo provato a spogliarci di preconcetti, abbiamo provato e continuiamo a farlo come tutti gli uomini di buona volontà.
Nessuno potrebbe o dovrebbe, con il mondo in ginocchio, professarsi o perseverare nel professarsi no vax perché il dolore della privazione di questo anno ha vinto la resistenza a vaccini, idee politiche e tutto il resto. È stato ed è troppo forte il dolore di un mondo sospeso per perseverare in vecchie idiozie.
Possibile che nessuno abbia la percezione che non c’è un domani ma siamo già nel domani; possibile che nessuna abbia la percezione che quando tutto finirà avremo i cumuli delle macerie di un mondo capitalista e liberista che dovrà mutare gli assi su cui ragiona. La maggioranza, ahimè, persevera nella convinzione che il domani sarà una ripresa del vecchio mondo dopo la soluzione di continuità del Covid… in realtà non sarà così…

E vai e vai che presto i giorni si allungano
E avremo sogni come fari
avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici degli animali
e saremo i pazzi che verrete a cercare
E saremo i pazzi che verrete a cercare

*avvocato

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