LUNGRO «Il sacerdote, che ora è in quarantena e che stamattina è andato a fare il tampone, ha commesso un errore grave, noi siamo costernati e arrabbiati, lo abbiamo redarguito, ma c’è stata una campagna mediatica molto forte che è andata oltre la realtà, senza accertare la verità dei fatti». A dirlo all’AdnKronos è il vescovo dell’Eparchia di Lungro, mons. Donato Oliverio, dopo la chiusura al culto, disposta dal sindaco Giuseppino Santoianni, della cattedrale di San Nicola di Mira, principale chiesa dell’Eparchia bizantina di Lungro e sede italo-albanese per la Calabria e l’Italia che riunisce i fedeli greco-ortodossi. Chiusura disposta dopo che il sacerdote che celebrava la liturgia, violando le norme anti Covid, ha fatto bere i fedeli tutti allo stesso calice, e il secondo sacerdote, presente alla celebrazione, è risultato positivo al Covid19 (la scena dei fedeli che bevono dal calice è stata videoregistrata ed è finita in rete).
«Ogni anno, in questa tradizione bizantina – spiega mons. Oliverio -, si svolge la liturgia cosiddetta di San Giacomo, e si tratta di una liturgia particolare, che prevede che anche i fedeli possano attingere al calice. Però non era il momento, visto quello che stiamo vivendo. Ci sono delle norme molto precise e siamo obbligati per primi a rispettarle, tanto è vero che il sacerdote è stato redarguito».
Subito dopo il vescovo aggiunge: «Fra l’altro il sacerdote ha avuto l’infelice idea di fare anche la diretta della liturgia, diretta ripresa anche da qualche fedele e poi fatta circolare. Ed è successo quello che è successo. Voglio però precisare che il sacerdote che ha fatto attingere i fedeli al calice non è positivo al Covid, si trova in quarantena per precauzione. Ad essere positivo è l’altro sacerdote di origini libanesi, che ha partecipato alla liturgia ma più che altro ha cantato. La liturgia è stata celebrata il 22 dicembre, giorno 23 il secondo sacerdote, prima di partire per il Libano, si è sottoposto al tampone ed è risultato positivo. Precedentemente, essendo un tipo scrupoloso, aveva fatto molti altri tamponi ed è sempre risultato negativo. Non si può escludere che l’attuale positività sia un errore».
Poi mons. Oliverio conclude: «Il sacerdote che ha fatto bere i fedeli al calice, e che è negativo al Covid, lo ha fatto in buona fede, ovviamente, ma se anche la liturgia lo prevede, in periodo di pandemia non doveva farlo, è stata una forma di leggerezza. Bisogna stare attenti alle norme, dobbiamo dare l’esempio».
x
x