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Calabria Aperta: «Ad Occhiuto piacciono i debiti, a noi una sanità pubblica ed efficiente»

Il movimento civico guidato da Nicola Fiorita chiede una strada alternativa all’emendamento presentato dal deputato forzista alla legge di bilancio. «Necessario fare leva sul governo affinché venga…

Pubblicato il: 30/12/2020 – 11:05
Calabria Aperta: «Ad Occhiuto piacciono i debiti, a noi una sanità pubblica ed efficiente»

CATANZARO «Le Legge di Bilancio che il Parlamento si appresta a varare in queste ore contiene, com’è noto, un emendamento fortemente voluto dall’onorevole Roberto Occhiuto, autorevole esponente di Forza Italia in Calabria e possibile candidato della coalizione di centrodestra alle prossime elezioni regionali calabresi» si legge in una nota del movimento civico guidato da Nicola Fiorita, che ha partecipato ai tavoli di colazione del centrosinistra in vista delle prossime regionali.
«L’emendamento – continua la nota – di cui lo stesso Occhiuto ha offerto una presentazione entusiastica alla stampa, apre all’eventualità che la Regione Calabria ricorra ad un prestito mediato da Cassa Depositi e Prestiti finalizzato esclusivamente al pagamento dei debiti sanitari contratti fino allo scorso 31 dicembre 2019 e da estinguere in 30 anni. La proposta però lascia sorpresi, o meglio perplessi. E per capire perché, basta fare due conti a spanne: ipotizzando un tasso di interesse veramente minimo, diciamo l’1% annuo, ogni 100 milioni di euro di prestito contratto, la Calabria si troverebbe a pagare un milione di euro all’anno di interessi. In 30 anni, quindi, ogni 100 milioni di prestito richiesti dovrebbero esserne restituiti 130».
“Calabria Aperta” sottolinea come purtroppo «ad oggi, ancora non si conosce l’ammontare esatto del debito della Sanità in Calabria: c’è chi dice che la cifra si aggiri fra 500 milioni e 1 miliardo di euro, c’è chi dice possa arrivare addirittura a 2 miliardi (lo riporta spesso anche il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo). Ebbene, se questi fossero i numeri, la Calabria si troverebbe a dover pagare, per i prossimi 30 anni, una rata annuale tra 25 e 90 milioni di euro circa che graverebbero, ovviamente, sul bilancio regionale.
Il bilancio regionale appena chiuso, però, già prevede che la Sanità assorba il 55% delle risorse disponibili. Tolte tutte le altre voci “blindate”, alla Regione Calabria rimane poco più del 10% del suo intero bilancio (circa 760 milioni di euro) da destinare a tutto ciò che non è sanità in Calabria: ambiente, cultura, turismo, trasporti, politiche sociali, infrastrutture, economia e quant’altro. Una cifra irrisoria se proporzionata al numero di abitanti della nostra regione: in pratica, per tutte le attività connesse a temi importanti come quelli elencati, la Regione può spendere poco più di 400 euro all’anno a cittadino. Una miseria che se venisse contratto il mutuo voluto da Occhiuto si ridurrebbe ulteriormente fino a 350 euro pro-capite».
«Facile quindi ipotizzare – aggiunge – che qualunque presidente verrà da qui ai prossimi 30 anni, per far fronte alla normale attività volta al recupero del gap che ci separa dal resto d’Italia sarà costretto a imporre ai calabresi un ulteriore aumento delle tasse.
Anticipiamo le domande retoriche: se Occhiuto correrà per essere il prossimo presidente della Regione Calabria, perché avrebbe dovuto prevedere una norma così penalizzante per la Calabria? Le risposte possibili, le uniche, sono due: o Occhiuto è consapevole sin da ora che non sarà mai il presidente della Regione oppure egli non comprende quanto grave sia il danno che il suo emendamento provoca ai calabresi.
«Allora come si risolve? – chiede il conclusione il movimento – Tra NextGeneration EU, Mes e Sure, l’Europa mette a disposizione dell’Italia e quindi della Calabria incredibili risorse economiche da destinare al sistema sanitario: è necessario che la politica calabrese, a tutti i livelli, faccia leva sul Governo nazionale affinché quei fondi possano essere utilizzati per azzerare il debito sanitario senza sacrificare ulteriormente la qualità della vita e i diritti fondamentali dei calabresi, che di quell’indebitamento sono le vittime e non i responsabili».

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