Prendere carta e penna a fine d’anno per evidenziare le cose che non vanno piuttosto che dare gli auguri per un 2021 migliore è una scelta non facile ma doverosa. Specie quando sono in gioco due diritti fondamentali: l’espressione del voto per scegliere chi dovrà governare la Regione nel prossimo quinquennio e l’esigibilità del diritto alla salute, messo in serio pericolo alle nostre latitudini.
Ebbene, sono due i tentativi in atto, entrambi addebitabili al presidente facente funzioni lasciato in eredità dalla prima presidente donna della Regione, prematuramente scomparsa.
Il primo è quello di pretendere di rimanere nelle sue comode funzioni il più possibile. Lo fa, anche goffamente, definendo il Governo «codardo» perché lo stesso non favorisce i suoi desiderata di differire, se ad libitum è meglio, le prossime elezioni fissate, ex lege, per il prossimo 14 febbraio 2021.
Il secondo è quello riferibile alla nomina del management straordinario delle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi. A fronte di una tale indifferibile esigenza il nuovo commissario ad acta, prefetto Longo, ha trasmesso, secondo copione, i nominativi al Rettore dell’Università di Catanzaro, quanto alla scelta del manager da preporre al policlinico Mater Domini, e al presidente facente funzioni per le altre, fatta eccezione per quelle sciolte per mafia di Reggio Calabria e Catanzaro. Il Magnifico ha dato il suo ok. Il presidente Spirlì no. La partita si giocherà, quindi, al Ministero con le nomine che dovrà effettuare il ministro Speranza.
Per intanto la Calabria muore di democrazia negata e dell’assenza di una direzione adeguata nelle aziende del servizio sanitario regionale.
Quanto è accaduto sino a ieri, con una sanità che peggio non si può, costituisce – pare – la premessa di quanto sta accadendo oggi. La caratteristica del sistema di governo regionale appare sempre uguale: optare per date elettorali più consone alla raccolta del consenso e privilegiare le facilitazioni alla politica, in termini di nomine da spendere negli appuntamenti elettorali. Ciò accade persino in quella sanità che rappresenta una delle nostre vergogne a livello nazionale e un’arma fatale rivolta nei confronti della popolazione già fiaccata dal Covid-19. Un sistema della salute che risulta così ulteriormente offeso, nonostante gli sforzi e i rischi che, rispettivamente, offrono e accettano gli operatori sociosanitari, consci che l’epidemia ancora in atto comporterà ulteriori disagi sociali della durata non propriamente prevedibile.
*psicologa
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