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«Le disarmanti verità del Sant’Anna»

di Gioacchino Criaco*

Pubblicato il: 02/01/2021 – 19:33
«Le disarmanti verità del Sant’Anna»

Il Sant’Anna l’accreditamento lo aspetta da 5 anni, molti ospedali pubblici nemmeno ce l’hanno l’accreditamento. Lavorare in iter di accreditamento è consuetudine non eccezione. I tempi burocratici per le autorizzazioni hanno dimensioni dilatate, incredibili quando sono relativi alla salute, alla vita. La clinica ha avuto una irrituale sospensiva dell’attività, poi sanata, in regime di convenzione. Ma opera con proprie risorse da inizio anno, in attesa che vengano corrisposte prestazioni già verificate: basterebbe pagare il dovuto e tutto proseguirebbe con tranquillità in attesa che gli adempimenti burocratici si sciolgano. Basterebbe anche solo una parte del credito. Basterebbe anche solo sedersi, spiegarsi, adempiere e assumersi responsabilità: individuare tutto in una volta cosa è stato fatto e cosa bisogna fare. Delineare, progettare il futuro. In realtà niente di trascendentale, adempimenti normali, doverosi. Dovuti. Svolgere il proprio compito: che se lo si fa bene, a tempo debito l’affanno non scatta. E qui l’affanno è dei pazienti operati, da operare, in cura, e poi del sapere, di 300 anime, che è nato, cresciuto, affermato in 20 e che ha infettato positivamente un campo medico circostante. È un affanno di vita, di professionalità, e anche economico. Se ci si dedica, in poco tempo si comprendono i margini e la sostanza del problema. Margini e sostanza che le istituzioni pubbliche debbono curare, che la politica deve prevedere, progettare, risolvere. I ruoli servono a questo, a svolgere ognuno il compito che la società affida. I medici debbono dare risposte mediche e gli amministratori le risposte amministrative. Le società si aggrovigliano se i ruoli saltano se le risposte mancano, sono confuse. Al Sant’Anna dovrebbero solo saper curare e avere le carte in regola per operare: fatti questi adempimenti, gli si dovrebbe garantire la massima serenità possibile per lavorare al meglio. Se non sapessero curare e non fossero in regola, semplicemente non dovrebbero esistere. Aperti i battenti, il controllo e la comunicazione dovrebbero essere fatto normale. Il mondo non è perfetto, non solo quello calabrese, in certi ambiti però, il nostro, è un mondo più imperfetto, che vive nel paradosso più che nella realtà. Così i medici non debbono solo operare e avere intorno qualità professionale: devono levarsi i camici, dismettere la serenità e proporre soluzioni anziché averle, e pure i malati debbono farsi sentire. La rappresentanza politica territoriale, dal Comune al Parlamento, dovrebbe prevedere, conoscere minuziosamente, rappresentare e provare a risolvere ogni problematica, partendo da quella locale. È il meccanismo democratico che dovrebbe funzionare così. La vicenda del Sant’Anna solleva il velo al dramma, ce lo mostra in veste di farsa, e risolvere si risolverà, perché nessuno si potrà addossare la responsabilità del fallimento. Ma quante disarmanti verità ci sta mostrando questa vicenda sulla inconsistenza sociale, che riguarda tutti: Stato, Regione, Comune, classe intellettuale, informazione, e Popolo.

*scrittore

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