COSENZA «Ancora una volta ci troviamo a dover constatare che, per quanto riguarda la magistratura onoraria, alle belle parole troppo spesso sbandierate a favore di telecamere non corrispondono mai azioni concrete». Queste le parole di Patrizia De Marco e Maria Antonietta Sesti, vice procuratori onorari della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza, che comunicano la prosecuzione dello sciopero della fame intrapreso il 14 dicembre 2020 e sospeso, dopo undici giorni, a seguito di rassicurazioni ricevute da parte di esponenti politici. I precari della giustizia calabrese non hanno tregua e dopo la vana attesa e il mancato riscontro alle istanze di riconoscimento dei diritti giuslavoristici essenziali hanno ripreso lo sciopero in segno di protesta. «Uno Stato che costringe i soggetti delegati ad amministrare la giustizia ad attuare forme di protesta così estreme e pericolose, per ottenere essi stessi una giustizia denegata – spiegano – può lecitamente fregiarsi dell’appellativo di “Stato di Diritto”? L’inqualificabile e perdurante silenzio tenuto da parte degli esponenti del Governo e da quelli dei partiti di maggioranza merita di essere portato a conoscenza dell’opinione pubblica affinché ne possa trarre le dovute conclusioni sul piano della credibilità, serietà e capacità gestionale della platea degli interlocutori politici. Stupisce, in particolare, e merita di essere stigmatizzata, l’impermeabilità e l’indifferenza fino ad oggi mostrata dal Ministro della Giustizia Bonafede – al netto di vergognose e imbarazzanti dichiarazioni – rispetto alle richieste dei Magistrati Onorari e, sul piano umano, rispetto al faticoso percorso intrapreso dalle odierne scriventi che costituisce manifestazione della esasperazione di una intera categoria di lavoratori». Solo pochi giorni fa anche la magistratura onoraria di Crotone si era riunita per far sentire la propria voce con un flash mob.
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