CATANZARO «Spiace che i commissari nominati dal Governo per mettere ordine nella disastrata sanità abbiano scelto di evitare il confronto con una commissione democraticamente eletta», dichiara Francesco Pitaro in merito alla riunione sulla vicenda del Sant’Anna. «La Calabria è in trepidazione per la cessazione delle attività ospedaliere di una struttura che risponde al 40 per cento dei Lea cardiovascolari e i commissari non avvertono l’urgenza di venire a parlarne? La Calabria non ha bisogno di emuli di Luigi XIV che asseriva ‘L’Etat c’est moi!’, ma di servitori dello Stato che, con disciplina e onore, risolvano i problemi, anziché acutizzarli com’è accaduto in oltre un decennio di commissariamento della sanità». Il consigliere regionale lo afferma dopo aver preso atto dell’assenza dai lavori della commissione sanità (sulla vicenda del Sant’Anna hospital) dei commissari dell’Asp di Catanzaro e del commissario ad acta per la sanità. E aggiunge: «Ho chiesto al presidente della commissione sanità di riconvocare, entro tre giorni, i commissari dell’Asp di Catanzaro e il commissario ad acta per la sanità, riservandoci, qualora l’assenza perseverasse, di valutare l’avvio di un procedimento di contestazione in base alle previsioni dello statuto e del regolamento del Consiglio regionale e, contestualmente, di informare dell’accaduto il Ministero dell’Interno e dello stesso Governo». «La convocazione – aggiunge Pitaro – non si prefiggeva di violare i poteri straordinari sulla sanità conferiti ai commissari, a meno che non abbiano inteso l’audizione richiesta da un organismo di rilievo costituzionale come lesa maestà. L’obiettivo, invece, era quello di comprendere dai commissari – nella sede della massima Assise democratica calabrese – le cause della sofferenza di una struttura sanitaria universalmente considerata d’eccellenza nel suo campo e, al contempo, di concordare come bloccare gli effetti drammatici che si avrebbero, qualora si azzerasse una realtà sanitaria come il Sant’Anna hospital che dà lustro alla Calabria, frena l’emigrazione sanitaria e impegna oltre 300 professionalità. Ed è chiaro che di fronte ad un’eventualità che riporterebbe indietro la Calabria di vent’anni, quando i pazienti morivano nelle liste d’attesa, non ci si può sottrarre dall’assumersi le proprie responsabilità». Ad avviso del consigliere regionale «Aver precluso, almeno per adesso, alla commissione la legittima possibilità di acquisire informazioni per farsi un’idea precisa dall’ascolto di tutti i soggetti interessati dalla vicenda, decisamente contrasta con le prerogative di un’assemblea legislativa che agisce in rappresentanza del popolo, e non favorisce quel clima di cooperazione che è necessario per fronteggiare e risolvere le emergenze sanitarie vecchie e nuove».
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