di Fabio Benincasa
LAMEZIA TERME «La verità vera in queste gialli non sempre si raggiunge e può risultare una chimera». A parlare al Corriere della Calabria è l’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Chindamo. Le parole pronunciate dal collaboratore di giustizia Antonio Cossidente sulla morte e la distruzione del corpo di Maria Chindamo, l’imprenditrice 44enne di Laureana di Borrello sparita nel nulla il 6 maggio 2016 nei pressi della sua tenuta agricola a Limbadi, non hanno stravolto le idee del legale che invita alla cautela: «Il pentito parla per sentito dire, sono necessari riscontri seri, validi e concreti. È chiaro che le dichiarazioni impongono una riflessione importante, ma è ancora troppo poco». Cossidente in un verbale datato 7 febbraio 2020 aveva confessato agli investigatori dettagli macabri sull’uccisione della donna sussurrati da un altro pentito, Emanuele Mancuso: «Mi disse che avevano manomesso le telecamere, e che questa donna sarebbe stata macinata con un trattore o data in pasto ai maiali».
FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI «La cosa che lascia ben sperare – continua Gentile – è che gli investigatori e la Procura che si occupano della scomparsa non hanno nessuna intenzione di archiviare il caso». «Dobbiamo ringraziarli – aggiunge – per il lavoro che portano avanti nonostante le difficoltà e la cortina di omertà. Le istituzioni stanno cercando in tutti i modi di dare delle risposte. Quella di Maria è una scomparsa che nasconde un omicidio, è una tragedia che riguarda tutta la comunità». Da qui, l’appello dell’avvocato rivolto a tutti coloro che potrebbero conoscere alcuni dettagli di questa intricata storia: «In questi anni sono arrivate decine di segnalazioni, non sempre si tratta di mitomani. La speranza è che qualcuno possa spingersi oltre e dare un contributo concreto dando delle indicazioni piene di riscontro ed aiutarci a dipanare questa intricata matassa».
FAMIGLIA CORAGGIO «Sono, da sempre, al fianco della famiglia Chindamo», confessa Gentile. «Il fratello Vincenzo ed i figli di Maria insieme sono diventati una famiglia coraggio. Non si abbattono nonostante le tante delusioni e le battute d’arresto. Vogliono chiudere il cerchio e sapere davvero cosa è successo alla povera Maria». La ricerca della verità però diventa assai difficile in «una una terra complessa e complicata come la nostra. Loro, ed è questa la vera forza, non hanno paura». (redazione@corrierecal.it)
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