CATANZARO «Per quanto tempo i medici ed il personale che operano nella sanità calabrese dovranno assumersi colpe che non appartengono a loro? Per quanto tempo ancora si dovrà criticare l’operato dei medici, degli infermieri, degli operatori sociosanitari, dei tecnici di laboratorio, dei tecnici di radiologia di tutti coloro che lavorano in Calabria?». Lo afferma in una nota il deputato M5S Massimo Misiti.
«E di chi sono le colpe – prosegue – se esiste una migrazione sanitaria così importante, così notevole? Di chi sono le colpe se le strutture sanitarie non funzionano, se alle strutture non viene assicurata l’adeguata manutenzione? Di chi sono le colpe se il rosone dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) in Calabria non raggiunge i livelli di riferimento? Che il sistema sanitario nel suo complesso sia in forte difficoltà non ci sono dubbi; che ci siano delle colpe e anche degli errori nella erogazione di pratiche sanitarie non lo si vuole nascondere, nel modo più assoluto. Ma che tutte le colpe e gli errori siano da attribuire a chi lavora in campo sanitario non è più ammissibile. Avevo accettato la candidatura alla Camera dei deputati con la speranza di poter essere d’aiuto alla mia terra, ai miei concittadini; la mia speranza era, ed è ancora, quella di garantire la dignità ai cittadini calabresi pari a quella dei cittadini del Nord; quella di garantire lo stesso diritto e la stessa possibilità di accesso alle cure nella nostra regione. E a questo obiettivo ho lavorato in silenzio, sia come legislatore che come medico, nel silenzio dei fatti e dei risultati. Ma, adesso, non posso più accettare che ogni qualvolta si parli di Calabria lo si faccia associandola alla mafia, all’assistenzialismo, all’indole del vagabondo e/o dell’imboscato che sarebbe propria di noi calabresi. Così come non accetto che scarichino le colpe della cattiva amministrazione e della mala gestione dei percorsi emergenziali, come lo scarso numero di vaccini eseguiti, sui medici. Ribadisco cose che dico da più tempo: chi ha sfruttato la sanità per crearsi una credibilità da chiacchere infinite è opportuno che si faccia da parte e dia spazio a chi ha compiuto azioni concrete; chi ignora metodiche, tecniche, processi e percorsi legati ad anni di studio e di ricerche è opportuno che chieda scusa e vada via. In Calabria non abbiamo bisogno di riciclati pronti a servire chiunque, ci vogliono atti concreti di persone concrete e fattive. Chi ha la responsabilità della cattiva gestione chieda scusa ai calabresi, e, se non ha nulla da pagare alla giustizia, vada in quiescenza. La pax belli è finita. Ci si assuma le proprie responsabilità e non le si scarichino su medici, infermieri, operatori sociosanitari e tecnici: non sono loro le persone che “gestiscono” la sanità calabrese».
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