ROMA «Prima ci organizziamo per il 75 poi per il 50. Tre ingressi, no anzi due, per scaglionare. Ore di 60, di 50 o di 45 minuti? C’è da esaurirsi questo è certo, ma da filosofo quale sono aspiro alla atarassia». A commentare le modalità di riapertura delle scuole in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera è Giovanni Cogliandro, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Mozart e del liceo Plauto di Roma, ha 45 anni ed originario di Reggio Calabria. Nominato circa un anno e mezzo fa è uno degli 8mila presidi che sta riorganizzando il ritorno nelle aule, provando ad orientarsi tra i continui aggiornamenti delle regole proposte dai decreti e dalle circolari del Governo. Proprio lo scorso 28 dicembre, subito dopo l’accordo Stato-Regioni, i presidi laziali sono stati i primi a criticare le condizioni proposte per la riapertura delle scuole, e si sono fatti sentire scrivendo una lettera di contestazione alla prefettura: «Regole inapplicabili, lasciateci più autonomia». Un compito oneroso e di grande responsabilità quello dei dirigenti scolastici come Cogliandro: «Per fortuna al liceo ho due vicepresidi che sono insegnanti di matematica e quindi mi aiutano con l’orario, altrimenti ci sarebbe da diventar matti. Nessuno era abituato a questi cambi repentini, e ormai siamo cauti prima di comunicare le novità alle famiglie, per paura di doverci smentire poco dopo e attirarci critiche». Non sono scelte facili, soprattutto quando le direttive non si ricevono per via ufficiale: «Anche l’ultima decisione non è stata seguita da un decreto, noi sappiamo che la riapertura del liceo è rinviata in presenza a lunedì solo per averlo letto sui giornali e sulle chat dei presidi». Le comunicazioni personali, dunque, arrivano prima dei decreti ministeriali e questo contribuisce a creare una situazione confusa ed incerta tanto per il personale scolastico quanto per le famiglie. E sui documenti formali pervenuti sulla sua scrivania da parte del Ministero Cogliandro dichiara: «La circolare ministeriale, che elenca le indicazioni da seguire sulla riapertura, è lunga dodici pagine, difficile da consultare. Vengono menzionati orari e ingressi scaglionati da calibrare e incrociare in base alle valutazioni della compagnia del trasporto pubblico. E pensare che da un nostro sondaggio abbiamo scoperto che la maggior parte dei ragazzi non usa i mezzi per recarsi a scuola, quindi perché ci dobbiamo occupare di tutto questo?». La gestione delle scuole durante l’emergenza pandemica è stata una delle più discusse e criticate fin dall’inizio, e, a distanza di mesi, l’intervento del dirigente reggino mette in evidenza come ancora oggi non ci siano delle proposte adatte alle esigenze più urgenti. Ai presidi come lui non resta che rimboccarsi le maniche e prendere l’iniziativa: «Due mesi fa ho dovuto chiedere un plesso intero, su sette, perché c’erano ben dodici insegnanti in quarantena. Nessuno mi aveva preparato a una cosa del genere, ci ho messo due giorni per trovare due supplenti e riaprire». C’è solo un modo per continuare a svolgere il proprio compito, per dirigenti come Cogliandro, attivarsi in prima persona, coinvolgere e incoraggiare la famiglie degli studenti a superare questo momento critico, o ancora istituire una “commissione comunicazione” per affrontare le problematiche dell’organizzazione. «Dico ai due presidi a cui faccio da tutor di sorridere sempre. Non aspiro al Nirvana, ma penso che con un approccio positivo si possono evitare molti malumori. E di questi tempi ne abbiamo davvero bisogno tutti».
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