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Rinascita-Scott, ricusato il giudice Tiziana Macrì

La prima sezione della Corte d’Appello di Catanzaro accoglie la richiesta della Dda di Catanzaro. In veste di gip del Tribunale di Catanzaro, il magistrato aveva già emesso provvedimenti di interce…

Pubblicato il: 08/01/2021 – 18:53
Rinascita-Scott, ricusato il giudice Tiziana Macrì

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO
La prima sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro –Loredana De Franco presidente, Ippolita Luzzo, Adriana Pezzo a latere – hanno accolto la richiesta avanzata dalla Dda di Catanzaro di ricusazione del giudice Tiziana Macrì, presidente di sezione nel Tribunale di Vibo Valentia, ritenuta incompatibile a giudicare nel maxi-processo “Rinascita-Scott”. Secondo quanto sottolineato dalla Distrettuale di Catanzaro Tiziana Macri nell’ambito del procedimento penale “Rinascità-Scott” aveva emesso «in qualità di giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, il decreto di convalida dell’intercettazione disposta dal pubblico ministero». La Distrettuale ha evidenziato «che il giudice ha l’obbligo di astenersi se si trova in alcuna delle situazioni di incompatibilità funzionali stabilite dagli articoli 34 e 35 e dalle leggi di ordinamento giudiziario».

LA DECISIONE DELLA CORTE La Corte d’Appello ha abbracciato quelle che sono le tesi della Dda affermando che in veste di gip del Tribunale di Catanzaro, Tiziana Macrì ha disposto dei decreti di intercettazione richiamando nel merito l’associazione mafiosa nell’ambito del procedimento Rinascita-Scott che oggi «viene incardinato dinanzi al collegio presieduto dal medesimo giudice unitamente a quello che riguarda i coimputati che hanno seguito il rito ordinario già fissato per la medesima udienza del 13 gennaio 2021». I coimputati in questione sono Salvatore Rizzo, ex sindaco del Comune di Nicotera; l’imprenditore Mario Lo Riggio; l’avvocato Giancarlo Pittelli; l’avvocato Giulio Calabretta. Questi avevano scelto il giudizio immediato e sono già comparsi a Vibo davanti al giudice Macrì. Udienza che è stata rinviata al 13 gennaio per riunirsi con gli oltre 300 imputati rinviati a giudizio. Le difese dei quattro imputati avevano chiesto il rigetto della richiesta di ricusazione, adducendo prevalentemente ragioni di tardività di presentazione della richiesta e per infondatezza. Ma secondo la Corte Macrì, nelle vesti di gip ha fatto valutazioni «nell’ambito del medesimo procedimento inerente l’esistenza e l’operatività delle singole articolazioni di ‘ndrangheta nonché i collegamenti esistenti tra le stesse e le posizioni apicali rivestite da Mancuso Luigi, Razionale Saverio, Bonavota Domenico, Accorinti Giuseppe Antonio», fondata, tra l’altro, sulle «dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, da ultimo Moscato Raffaele e Mantella Andrea» e sul «complesso delle emergenze investigative acquisite fino a quel momento storico…».

I PROVVEDIMENTI GIA’ EMESSI Il giudice fa valutazioni che richiamano al «locale di Limbadi, capeggiato da Mancuso Luigi, egemone della provincia di Vibo Valentia; il locale di Bonavota, con le investigazioni che sono partite dalle informazioni acquisite dalla polizia giudiziaria e confermate da numerosi collaboratori di giustizia circa l’operatività attuale di una struttura di ‘ndrangheta operante prevalentemente nel territorio di Sant’Onofrio, ma con influenze di tutta la provincia di Vibo Valentia; il locale di Peppone Accorinti di Zungri, con l’indagine che nasce dalle informazioni acquisite dalla polizia giudiziaria, confermate dai numerosi collaboratori di giustizia (tra i quali i più recenti sono stati Moscato Raffaele e Mantella Andrea) circa l’operatività di un locale di ‘ndrangheta operante, prevalentemente nel territorio tra i comuni di Zungri e Zambrone, ma con influenze nei territori di Briatico, Cessaniti del Monte Poro; il gruppo di San Gregorio d’Ippona, facente capo a Razionale Saverio, recentemente scarcerato, storicamente legato al clan Mancuso, sul quale hanno reso dichiarazioni i collaboratori di giustizia Mantella Andrea e Moscato Raffaele». Valutazioni già espresse e sulle quali la dottoressa Macrì non può tornare a giudicare avendo «quale giudice per le indagini preliminari, nell’ambito del medesimo procedimento, emesso provvedimenti di intercettazione a contenuto decisorio con apprezzamento nel merito in relazione all’imputazione associativa e alle articolazioni ad essa strettamente connesse nel cui ambito di operatività devono essere inquadrate le posizioni degli odierni imputati». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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