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Lo scatto di Emergency nel reparto Covid di Crotone. «La nostra idea di cura è anche questo»

Continua da circa un mese il lavoro dell’associazione nel secondo reparto del San Giovanni di Dio. «Quello che tocca di più è vedere i pazienti lontani dalle proprie famiglie. Questo periodo sta fa…

Pubblicato il: 09/01/2021 – 19:53
Lo scatto di Emergency nel reparto Covid di Crotone. «La nostra idea di cura è anche questo»

CROTONE Lo staff medico dell’associazione fondata da Gino Strada è entrato nel reparto Covid 2 di Crotone agli inizi di dicembre per gestire in tutto 23 posti letto ed all’occorrenza le tende montate fuori dalla struttura del San Giovanni di Dio. Il lavoro è iniziato durante la seconda ondata che ha messo in luce le storiche difficoltà strutturali del comparto sanitario della regione.

foto fatta nel reparto Covid 2 di Crotone

Emergency sta documentando quotidianamente il proprio impegno sul fronte della pandemia, quindi la propria esperienza in Calabria. Da ultimo, con lo scatto che racconta uno dei tanti momenti rubati dentro ai reparti, dove oltre alla pandemia sono le cure, gli affetti e il sostegno reciproco a fare da padroni.
«La nostra idea di cura è anche questo», scrive l’associazione nella didascalia della foto scattata nel reparto Covid 2 di Crotone.
Un concetto estrinsecato nel video che vede protagonista il dottor Paolo Grosso secondo il quale, l’anno appena passato «è stato molto particolare».
«Affrontare il Covid – ha raccontato – è stata una fatica, anche affettiva, non da poco. Questo ci è stato d’aiuto per approcciarci all’emergenza in Calabria. Nel frattempo abbiamo imparato qualcosa in ambito terapeutico e in termini di accesso alle cure dei pazienti». L’anestesista collabora con Emergency da vent’anni e da qualche mese è in pensione «perché l’età lo pretendeva, ma un medico rimane medico tutta la vita e per questo mi sono messo a disposizione di Emergency qui a Crotone, per portare avanti questo progetto».
Secondo Grosso, quello che colpisce «da un punto di vista affettivo» è «vedere molti pazienti lontani dalle proprie famiglie. Quest’esperienza aiuta a riscoprire certe affettività che soprattutto da medico-anestesista si rischia di perdere durante la vita lavorativa».

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