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«Condannateli al massimo della pena, non hanno fatto nulla per salvare il mio Nino»

Maria Stella Candido, madre del vigile del fuoco reggino morto nella strage di Quargnento, sarà in aula per deporre al processo. «Per noi nulla tornerà più come prima»

Pubblicato il: 10/01/2021 – 9:57
«Condannateli al massimo della pena, non hanno fatto nulla per salvare il mio Nino»

REGGIO CALABRIA Arriverà lunedì mattina e sarà in aula per il processo sulla strage di Quargnento. Maria Stella è la madre di di Nino Candido (insieme nella foto sopra, da Strill.it), uno dei tre pompieri eroi morti nel novembre 2019. Verrà insieme con il marito da Reggio Calabria, città in cui Nino era nato e cresciuto: più di 1200 chilometri, per provare a chiedere giustizia. Maria Stella Candido, intervistata dalla Stampa, racconta come è cambiata la sua vita. «Nulla tornerà più come prima ma confido e spero sempre nella giustizia divina e terrena. Si ride poco e si piange troppo. Non c’è quella voglia di vivere, sorridere, fare progetti insieme, viviamo anzi sopravviviamo giorno dopo giorno».
La madre di Nino ricorda che «era un ragazzo solare, sempre vicino al prossimo, amava la famiglia e gli amici ma soprattutto, il suo lavoro. Un lavoro quello dei vigili del fuoco che voleva fare sin da piccolo e che, finalmente, dopo tanti anni, era riuscito a realizzare». Tra le famiglie delle vittime si è creato un legame: «Condividiamo questo atroce dolore e cerchiamo di farci forza a vicenda. Non è un momento facile per nessuno ma dobbiamo andare avanti per i nostri figli». Sentono la vicinanza della «grande famiglia dei vigili del fuoco che piange insieme a noi la perdita di tre valorosi figli e uomini dello Stato».
E la madre di Nino Candido spiega che anche «Reggio Calabria ci è stata accanto e in diverse occasioni ha ricordato e omaggiato mio figlio. Tante altre iniziative sono ancora in corso come l’intitolazione di una via cittadina alla memoria di Antonino, attualmente ferma a causa delle limitazioni per il Coronavirus». Ora la famiglia del pompiere reggino si aspetta giustizia «e che siano condannati i responsabili al massimo della pena – dice nell’intervista alla Stampa – perché anche la moglie come il marito è colpevole (Giovanni Vincenti e Antonella Patrucco sono stati condannati a quattro anni, con rito abbreviato, nell’altro processo legato alla strage, in cui erano accusati di crollo doloso, truffa e lesioni, ndr): era a conoscenza del piano del consorte, sapeva delle bombole ed era fisicamente con lui il pomeriggio quando le hanno portate alla cascina. Inoltre, la notte della tragedia era presente quando i carabinieri li avvisavano del primo scoppio. Ma nessuno dei due ha fatto nulla per salvare la vita dei nostri figli». La sentenza è attesa per l’8 febbraio. L’accusa è di omicidio plurimo doloso aggravato.

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