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«La Calabria che non discute. E sprofonda»

di Francesco Falcone*

Pubblicato il: 10/01/2021 – 13:33
«La Calabria che non discute. E sprofonda»

La politica regionale e lo stato in cui versa la nostra regione non si interroga, non si confronta e non discute di una visione strategia per la Calabria di oggi e di domani.
Dove sono poi i luoghi in cui discutere e confrontarsi: non esistono.
Esistono solo riferimenti di uomini politici regionali, i partiti sede di confronto da anni sono liquefatti, scomparsi, sono solo sigle, contenitori vuoti di idee e progetti. Non sono uno storico né un nostalgico, ma mentre nel dibattito sulla Costituente era ricorrente il motivo che la fonte di ogni male d’Italia fossero i partiti, per la loro invadenza, i patteggiamenti e gli accordi considerati come una pretesa di spartirsi lo Stato oggi si avverte la mancanza di luoghi di discussione e di decisione democratica. Oggi si tenta, come nel passato, sempre più a salvaguardare i propri privilegi che non le sorti del paese.
Guardo alla mia terra e oggi come in passato il popolo meridionale appare prostrato e abbandonato più che mai a se stesso, in grado di esercitare unicamente la forza che viene e veniva dalla sopportazione e dalla speranza, in attesa di tempi migliori.
Velio Spano, un dirigente comunista, in una lettera indirizzata a Togliatti nel 1943 scrisse che “ci vorranno anni per ridare agli italiani del Sud una dignità di popolo. Oggi la loro caratteristica essenziale sembra essere la passività”. Oggi come allora si guarda ai treni della speranza, che poi non erano altro che i treni del dolore e del coraggio – come forse lo sono oggi anche le navi dei migranti – carico di sofferenze. Il meridionale si adattava e si adatta. Tutto appare dominato dalla fatalità degli avvenimenti e dileguarsi in un tempo senza storia.
La nostra regione di tanto in tanto ha sussulti di coscienza popolare, che, delusa, presto ricade nell’inerzia. E’ accaduto, purtroppo, anche in questa fase pandemica che ha registrato giusta indignazione per lo stato disastroso della sanità e poi, poi dopo l’ennesimo Commissario tutto cade in un silenzio assordante e responsabile di tutti noi. Nulla si fa per migliorare il sistema sanitario nonostante i lockdown, nessuna programmazione se non il proliferare di messe a disposizione di strutture sanitarie mai utilizzate per creare centri covid e dimenticare l’ordinarietà del sistema salute calabrese che non è solo virus, ma è anche medicina territoriale di base, medicina specialistica, dialisi, tumori, cardiologia.
Non vi è discussione e confronto su come cambiare la sanità calabrese, come dare risposta alla crisi economica regionale in affanno in tutti i settori, non si discute anche nell’imminenza del rinnovo del Consiglio Regionale a come essere pronti per gestire la ripartenza, come aiutare la ripresa dell’economia ma si aspetta che da Roma giunga la risposta del sui candidati a presidente per poi non sapere cosa fare e come far camminare la Regione. Dove è la discussione ed il confronto ad esempio sul Recovery Fund, o Next generation EU da presentare entro aprile e con quali proposte poi per la Calabria?
Siamo sempre in attesa di… Oggi aspettiamo la risoluzione della crisi politica del governo nazionale sul Recovery Fund non tanto sui temi prioritari di cui alla bozza della Presidenza del Consiglio dei Ministri di dicembre, ma sulla sua governance.
Non sono sempre uno storico ma amo leggere e documentarmi: nel 1948 l’organizzazione italiana per l’attuazione dell’European Recovery Program fu incentrata nel Comitato interministeriale per la ricostruzione. Oggi come allora una parte rilevante di essi fu concessa a titolo di prestito (73 milioni di dollari), più una quota (210 milioni) aiuti gratuiti. Il Comitato IMI-Erp erano un organo collegiale italiano chiamato ad esprimere il giudizio finale sull’accoglibilità delle domande di finanziamento, fissava alcuni criteri di priorità riguardanti determinati settori chiave dell’economia italiana industriale: siderurgia, fonti di energia, industria meccanica e industria chimica. Un altro intervento al cui finanziamento concorsero gli aiuti americani fu quello effettuato con il piano Ina-Casa dando impulso all’attività edilizia cercando di alleviare in pari tempo la disoccupazione. L’operazione di maggior rilievo del piano sociale realizzata con i fondi Erp fu il programma di interventi straordinari nel Mezzogiorno. L’intervento straordinario puntava sull’effetto moltiplicatore della spesa pubblica e si limitava a prevedere stanziamenti per bonifiche e trasformazioni agrarie, acquedotti, opere stradali e opere di interesse turistico.
L’attenzione verso i problemi dello sviluppo economico è andata però a discapito dell’interesse dei problemi dello sviluppo civile. Oggi dov’è la discussione su tutto questo?
La cosa che più ci dovrebbe occupare è la rassegnazione, l’apatia, il disinteresse verso il bene comune. Il mio vuole essere uno stimolo, un grido ai calabresi onesti a non essere disponibili a sopportare in silenzio ma sentire che tocca ad ognuno di noi di determinare le scelte e costruire benessere sociale e civile.

*già presidente di Legambiente Calabria

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