Dio solo sa quanto tutta questa indecisione costerà alla Calabria, quanto peserà l’assenza di un governatore e la presenza di un governo “acefalo” in un momento in cui, invece, sarebbe necessario essere della partita e reclamare una fetta di risorse previste dal pacchetto Next Generation EU per il potenziamento sanità, per sostenere l’economia e stimolare la ripresa, l’innovazione digitale e l’internazionalizzazione delle imprese, per interventi mirati e strategici, insomma, per fare finalmente della Calabria la punta elegante dello stivale.
Ogni giorno, invece, assistiamo alla moltiplicazione dei centri decisionali per la qualunque, al «non fare» un piano per organizzare al meglio le vaccinazioni dopo aver dimenticato di redigere quello per il Covid, al «non decidere» la riapertura delle scuole, a rimpalli di responsabilità sull’aggravarsi di vertenze vecchie e nuove con il rischio che il Sant’Anna – tra le eccellenze italiane – chiuda i battenti per un contenzioso con l’Asp del capoluogo e 300 persone si ritrovino senza un lavoro. All’aumento della frustrazione per essere confinati sempre nelle zone a rischio nonostante i calabresi abbiano dimostrato di essere fin troppo responsabili e, quindi, solo per colpa di un apparato politico-istituzionale incapace e scriteriato che rinvia le elezioni per continuare a vivacchiare.
E mentre nell’opinione pubblica monta la rabbia nei confronti del supplente governatore che amministra e somministra pillole in diretta sui social come il suo mentore Salvini, si gonfia il disprezzo per la politica incapace di reazioni (se non quelle affidate alle veline, sic!) e si guarda a chi con un linguaggio incolore e partigiano, capace di abbracciare qualsiasi deriva populista, sa circoscrivere i campi di battaglia e confezionare messaggi mirati per reclutare elettori in vista del voto.
Tutto questo accade con buona pace dei consiglieri regionali uscenti, di maggioranza e opposizione, che anziché confrontarsi concretamente su temi di merito, sono impegnati a “transumare” e, come descritto da D’Annunzio, «vanno pel tratturo antico al piano per un erbal fiume silente»: da FI alla Lega, da aree politiche affollate a quelle poco frequentate per assicurarsi la rielezione.
Ma se a destra si rispolvera l’istituzione della “dogana delle pecore” a sinistra si preferisce la DaD per un percorso “irto” di ostacoli anche per il ritorno sulle scene di Mario Oliverio.
A noi almeno per il momento non resta che fare appello al buonsenso di tutti perché ai segni del castigo ci ha già pensato la Befana di Spirlì.
paola.militano@corrierecal.it
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