di Fabio Benincasa
COSENZA Quella impegnata nella lunga lotta al Coronavirus è una Calabria che resiste e tenta di sostenere, anche se a fatica, le fasce più deboli della popolazione piegate dagli effetti devastanti del virus. Sono decine le campagne di raccolta fondi avviate da piccole associazioni o semplici cittadini. Grazie al prezioso apporto della Croce Rossa Italiana, in prima linea dall’inizio dell’allerta Covid-19, Unicef (dall’inizio della pandemia ha raggiunto 116 milioni di persone, bambini, adolescenti e famiglie) e Save the Children attiva con il programma “Non da soli”, abbiamo assistito ad una vertiginosa impennata delle donazioni online. Una spinta importante è arrivata dal basso grazie ad associazioni ed enti no-profit in prima fila nella raccolta fondi con campagne verificate.
DONAZIONI ALL’AZIENDA OSPEDALIERA «A Cosenza – come sostenuto dal gruppo Fem.in. Cosentine in lotta – si è conclusa a fine marzo la raccolta fondi “Cosenza Anti-Covid” organizzata da liberi cittadini tramite una piattaforma autorizzata». La cifra raccolta è consistente ed è pari ad oltre 128 mila euro. Sulle modalità di spesa, lo stesso gruppo però ha sollevato dubbi e perplessità: «La deliberazione che riceviamo – si legge in un post su Facebook – mette insieme tutte le donazioni ricevute, da più parti, dichiarando una somma percepita di circa 320 mila euro e di una spesa di oltre 259 mila euro, senza che siano state mai pubblicate le fatture e gli indirizzi di spesa specifici, ma bensì un foglio Excel fatto al momento che tutto dice e niente afferma». In buona sostanza, secondo Fem.in. Cosentine in lotta, non si ha reale contezza di come sia stato impiegato il denaro ricevuto dall’Azienda ospedaliera di Cosenza.
LE DONAZIONI RACCOLTE Da verifiche effettuate, le donazioni ricevute dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza da parte di privati e associazioni ad oggi ammontano a poco più di 456 mila euro. Le voci di spesa si riferiscono all’acquisto di monitor, letti, mascherine, dispositivi di protezione, defibrillatori, congelatori, disinfettanti, mobili in plexiglass, tute (dpi), aspiratori aerosol, spirometro e dpi di terza categoria; per un importo complessivo pari a oltre 391 mila euro. Restano da spendere (le procedure di acquisto sarebbero ancora in corso) quasi 185mila euro. Dati aggiornati e numeri alla mano è evidente il sostegno garantito da associazioni e “semplici” volontari. E’ grazie anche a loro se è stato possibile acquistare tutti i dispositivi utili a mitigare il rischio contagio. (redazione@corrierecal.it)
x
x