ROMA «Alla fine si ritorna sempre lì: il Ponte sullo Stretto. Da decenni, a cadenze regolari, qualcuno ad un certo punto lo tira fuori dal taschino come panacea dei mali del Sud. Sarà che un progetto ambizioso come quello di unire un’isola al continente rappresenta un sfida più avvincente di far muovere più velocemente i treni dei pendolari, ma tant’è, ogni tanto qualcuno anche solo per dire qualcosa a caso tira fuori la storia del ponte». Lo scrive su Facebook il deputato siciliano di LeU Erasmo Palazzotto aggiungendo che «l’ultimo in ordine di tempo è stato Matteo Renzi».
«La verità – prosegue – è che l’idea del ponte fa salivare i fan come facevano i cani di Pavlov al suono del campanello. Ed ecco quindi Berlusconi che approva e incita forse per sentirsi vent’anni in meno, Salvini che assicura che lo farà lui quando sarà al governo. Immagino che anche l’Ingegner Cane si sia rimesso anima e corpo su progetti e modellini. Intanto questa barzelletta – sottolinea – è già costata agli italiani oltre un miliardo di euro: tanto abbiamo speso con la società Stretto di Messina, stazione appaltatrice che bandì la gara 15 anni fa e che oggi è in liquidazione tra studi di fattibilità e stipendi dei consiglieri di amministrazione nominati dalla politica. E forse è proprio questo quello che più interessa a chi continua a proporre un’opera faraonica è inutile. Tanto non si farà mai, ma metti caso che riusciamo a sprecare un altro miliardo in prebende e stipendi di politici da riciclare. A proposito delle polemiche di questi giorni sul Recovery Plan», conclude.
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