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«Scuola e sport devono ripartire insieme»

di Francesco Manna

Pubblicato il: 12/01/2021 – 9:24

Anno nuovo, vita nuova. Un detto che, mai come in questo 2021, è rimbalzato fra i media e nelle teste di ognuno di noi. Un detto che non vale però per gli impianti sportivi, che considerando la curva epidemiologica ancora allarmante e i dati in arrivo ogni pomeriggio, si vedono costretti ad un prolungamento dello stop imposto dall’emergenza sanitaria. Non è nostro compito valutare la pericolosità di ciascun singolo impianto sportivo che ogni gestore, nel post lockdown, ha con fatica adeguato alle norme imposte e reso sicuro. E’ nostro dovere però fare delle considerazioni in merito agli effetti tangibili sulla nostra pelle e su quella di tanti studenti, atleti e fruitori delle strutture. Il blocco di gennaio, ancora poco chiaro ma ormai certo, arrecherà un ulteriore danno richiedendo nuovi sacrifici che sono sempre meno sostenibili. L’unica buona notizia, nonostante i ritardi, è relativa ai vaccini, che proseguono in Italia e potrebbero finalmente condurci fuori da questo incubo.
A tal riguardo, nasce spontanea una considerazione. Il mondo dello sport, che è fra i più colpiti se non il più ferito, potrebbe fare da volano, accanto al mondo scolastico, nella campagna vaccinale. L’efficacia di tale affermazione deriva dalla conoscenza dell’indole degli sportivi, abituati al sacrificio, al senso di appartenenza ad una squadra facendo fronte comune per il proprio compagno e, in senso più ampio, per il prossimo. Da ciò la consapevolezza che tali categorie potrebbero essere fra le prime e più idonee, a dare impulso ad una mastodontica campagna di sensibilizzazione. Lo sarebbe di certo se si pensa a quanto questa considerazione sia influente e fondamentale nel mondo dello sport e della scuola. Il dramma più evidente è infatti relativo agli studenti. Le scuole chiuse sono costantemente al centro del dibattito nazionale nonché motivo di discordia ed indecisione a livello regionale ed il blocco imposto dall’emergenza sta catastroficamente ridimensionando i progressi e i livelli di apprendimento dei giovani. Non è questa una critica al sistema scuola, che anche con la Dad sta riuscendo a mandare avanti le attività. E’ però un dato che non può essere tralasciato. Sono circa 3 milioni gli studenti delle scuole superiori costretti ad affrontare un passo fondamentale della loro crescita scolastica in Dad. La maggior parte dei quali in età utile per la vaccinazione, suscitando, a questo punto, una riflessione.
Vaccinare gli studenti con i requisiti sanitari e gli atleti, o quanto meno discutere sulla possibilità di inserire a breve tali categorie nei programmi, sempre dopo aver dato precedenza al personale medico e alle categorie più a rischio, significherebbe rimettere in moto attività che sono ferme o totalmente ridimensionate nonostante i numeri imponenti. Scuola e sport, in una società sicura, formativa, al passo con i tempi e rivolta al futuro, devono camminare di pari passo. Proprio per questo, rendere sicure le scuole e permettere ai ragazzi di ripartire contestualmente con le attività sportive, in primo luogo alzerebbe il grado di efficacia sanitaria nella nostra nazione, ma contestualmente favorirebbe la ripartenza immediata delle settori che sono bloccati. Atleti, allenatori, dirigenti, potrebbero riprendere in sicurezza le attività, permettendo ai gestori di ripartire seppur con numeri scarni ma con una rinnovata fiducia e piccoli introiti. L’eventuale ripartenza in sicurezza dei campionati, a tutti i livelli, tornerebbe inoltre a riaccendere tutto un movimento che gira intorno a tornei. Dagli spostamenti ai pernottamenti, passando per tutte le attività collaterali che ruotano attorno alle attività sportive. Si ingranerebbe una marcia che potrebbe consentire alla macchina di affrontare le salite con maggiore facilità. Il tutto di pari passo con la scuola, che è la base dello sviluppo psico-fisico dei giovani di questo Paese.
Ultima valutazione, ma forse più importante, è relativa all’impatto economico che l’emergenza sta avendo sul sistema sanitario, in special modo nelle regioni meno ricche. Il costo stimato di un paziente che necessita di cure in terapia intensiva, o nei reparti Covid, varia, secondo stime riportate nei portali di riferimento, da circa 500 euro fino ad arrivare a circa 1200 euro al giorno. Una postazione di terapia intensiva inoltre, attrezzata all’avanguardia, può avere un costo di allestimento di circa 80.000 euro. Cifre che neanche minimamente possono essere accostate al costo di un trimestre che consente ad un individuo di prendere parte alle nostre attività, con i relativi benefici fisici e mentali che hanno un forte impatto sul miglioramento della salute del singolo individuo e, soprattutto, a livello nazionale. Una nazione che vive di sport è più sana, meno malata, incide meno sui costi della sanità pubblica e sugli spazi sempre più intasati dei reparti preposti alla gestione dell’emergenza.
Da queste considerazioni, che riteniamo valide per la rinascita dello sport nonchè per una lunga serie di benefici che possono portare, ci viene spontaneo sottolineare quanto sia fondamentale inserire gli studenti e gli atleti fra le categorie che possano beneficiare al più presto di tale soluzione. Riteniamo sia questo l’unico modo per fare ripartire le categorie più colpite e per non cancellare un’intera generazione di sognatori, di giovani e lavoratori professionisti che portano benessere all’interno della comunità.
Francesco Manna
Presidente Cosenza Nuoto

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