LAMEZIA TERME Il vaccino? Prima agli operatori sanitari, poi agli anziani ricoverati nelle Rsa. Categorie a rischio, da tutelare per avviare una campagna che, partita a rilento, ha progressivamente guadagnato terreno. Il problema è che, secondo i dati consultati da Repubblica, troppo spesso le dosi “deragliano” verso altre categorie. Succede in tutta Italia e anche in Calabria. Il fatto ha avviato controlli dei carabinieri del Nas, che stanno acquisendo in diverse regioni l’elenco dei vaccinandi. Un approfondimento investigativo teso a verificare se, nella compilazione, si siano verificati abusi.
Il dato nazionale aggiornato alle 19 di lunedì racconta che, sul totale di 701.623 vaccinati, abbiamo 558.155 operatori sanitari e sociosanitari, 47.488 ospiti delle strutture residenziali (Rsa) e ben 95.980 soggetti classificati “personale non sanitario”.
Definizione astratta: potrebbero ricadervi dipendenti che orbitano attorno ad Asp e ospedali, ma anche qualche “furbetto”. Le ipotesi? Qualche “amico”, parenti, politici locali che avrebbero approfittato del caos iniziale per guadagnare qualche posizione a discapito di chi avrebbe effettivamente bisogno del vaccino. In realtà i “non sanitari” sarebbero dovuti essere pochissimi: invece sono più degli anziani delle Rsa. Il dato calabrese non fa eccezione. Repubblica racconta che (sempre in base ai dati aggiornati al tardo pomeriggio di lunedì), su 10.940 vaccinati i “non sanitari” sarebbero 1.190 e i ricoverati nelle Rsa addirittura zero.
Un destino che la regione condivide con Campania, Sicilia, Marche, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna.
Il risultato globale è che la fascia di età più coperta è quella 50-59 anni (195mila somministrazioni), contro i 16 mila della 70-79, i 20mila della 80-89 anni, i 15mila della over 90.
x
x