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La Lega è pronta a esplodere tra lotte intestine e il "vecchio che avanza"

Riunione di numerosi dirigenti territoriali insoddisfatti dell’andazzo del partito: levata di scudi contro l’ipotesi di Saccomanno segretario e contro ingressi ingombranti come quello del gruppo Ge…

Pubblicato il: 15/01/2021 – 11:05
La Lega è pronta a esplodere tra lotte intestine e il "vecchio che avanza"

LAMEZIA TERME Ribolle, la Lega in Calabria. Tra guerre interne e riciclati che bussano alla porta (trovando chi la apre…) è un Carroccio sempre più liquido, spaccato in più tronconi, uno dei quali – 15 dirigenti territoriali su 30 – ieri si è riunito in un hotel alle porte di Lamezia Terme per dare sfogo a un profondo malessere ma anche per trovare una strada per invertire l’attuale stato confusionale del partito.
IL PARTITO “RICICLONE” E che la Lega sia un partito in stato confusionale lo si capisce dall’”affaire” segreteria regionale, con una guida – il bergamasco Cristian Invernizzi – in procinto di andarsene ma ancora al suo posto, un “papabile” sostituto – il sindaco di Taurianova Roy Biasi – investito e “svestito” in poche ore, e un aspirante “in pectore”, l’avvocato di Rosarno Giacomo Saccomanno, inviso ai più tra i salviniani calabresi e non solo per motivi politici. E poi, nella “pancia” della Lega sta montando la rabbia nei confronti del “cerchio magico” arroccato al decimo piano della Cittadella alla corte del presidente facente funzioni della Regione Nino Spirlì che sembra più impegnato a rincorrere i post del leader Salvini e i like sui social più che a governare la Calabria e a costruire il futuro (leghista), e impegnato a ricevere tutti tranne dirigenti e militanti del Carroccio (salva un’eccezione, come si vedrà). Sono tanti, i motivi di insoddisfazione, e in alcuni casi di aperta delusione che la base del Carroccio in salsa calabrese manifesta da qualche tempo a questa parte.
Sacche di dissenso rispetto alla disorganizzazione del partito sul territorio e rispetto alla sostanziale assenza di iniziativa politica di un partito che tanti in Calabria hanno abbracciato sperando nel rinnovamento ma che adesso sembra diventato un partito “riciclone”, pronto ad abbracciare il vecchio che avanza come il gruppo dei fratelli Gentile con la robusta propaggine catanzarese di Piero Aiello e Baldo Esposito e ad accogliere altri big del centrodestra in fuga dai rispettivi partiti. Si parla di una campagna acquisti che starebbe parecchio innervosendo anche molti dei consiglieri regionali uscenti del Carroccio, tra i quali non manca chi non fa mistero di gradire poco l’attuale andazzo nel partito: come Filippo Mancuso, che in queste ore a Catanzaro tiene sulle spine la maggioranza di centrodestra del sindaco Sergio Abramo, che, al di là delle smentite, con la Lega e con Salvini un canale di comunicazione l’ha avuto e continua d averlo. Tante, dunque, le figure che stanno ipotecando la Lega occupandone gli spazi a scapito di chi invece fin dal primo minuto aveva creduto nel verbo salviniano e ora invece si vede scavalcato e ricacciato in un angolino per fare posto ad ingombranti new entry (un’altra – si dice – potrebbe essere quella del consigliere regionale Domenico Giannetta, dato in rotta con Forza Italia).
I “RESPONSABILI” DEL CARROCCIO A farsi interprete di questo profondo disagio nella base, molti dirigenti territoriali della Lega, praticamente la metà, 15 su 30, in rappresentanza delle province di Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia e – secondo quanto si è appreso – vicini al segretario Invernizzi. In pratica, i “responsabili” della Lega calabra, quelli che ci hanno creduto e ancora ci credono ma che ora sono parecchio demoralizzati. Sono loro che hanno deciso di riunirsi ieri, confrontandosi a lungo – oltre tre ore – sul presente e sul futuro del partito. Sempre secondo fonti accreditate, alla riunione avrebbe voluto partecipare anche Biasi, che in questi ultimi giorni si sarebbe allontanato da Spirlì dopo essere stato “silurato” a un passo dal diventare segretario: ruolo che invece dovrebbe essere ricoperto dall’avvocato rosarnese Saccomano, che Salvini avrebbe chiamato – investendolo di fatto – lo scorso 23 dicembre. Un nome che ai partecipanti della riunione non va giù, quello di Saccomanno, che sarebbe espressione di uno strano asse Cirò Marina-Lamezia Terme-Rosarno, vale a dire Cataldo Calabretta, Domenico Furgiuele e lo stesso Saccomanno. Ma i mugugni sono tanti che si fa persino fatica ad elencarli tutti. La riunione di ieri avrebbe dato vita anche a una levata di scudi contro l’ingresso nella Lega del gruppo dei fratelli Gentile, ingresso definito «devastante». In più, sarebbe stato commentato negativamente il mancato rinnovo, a fine 2020, dei gruppi di giovani e di ragazzi si erano messi a disposizione della crescita della Lega in Calabria pieni di entusiasmo e di speranza. E nel mirino delle contestazioni sarebbe finito anche il consigliere regionale Pietro Molinaro, che non avrebbe ottenuto nemmeno la tessera della Lega e per ovviare a questo problemino di non poco conto corre a nascondersi sotto la gonna di Spirlì (Molinaro infatti sarebbe l’unico ammesso alla corte del presidente facente funzioni). In queste condizioni c’è poi da preparare una campagna elettorale per le Regionali che rischiano di aumentare più che lenire le ferite della Lega. Insomma, un partito in subbuglio e pronto a esplodere come una polveriera che forse solo un intervento del leader assoluto Salvini potrebbe disinnescare.

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