TORINO «Passata l’emergenza, gli analisti mafiosi programmeranno la più imponente operazione di doping finanziario della storia recente. L’usura continuerà a esistere solo quale reato tipico delle manifestazioni criminali meno ramificate ed evolute. L’alta mafia, invece, adotterà strategie orientate a due obiettivi principali. Nel breve periodo garantirà forme di sopravvivenza alle categorie che non hanno altri paracaduti finanziari ovviamente non sprecando l’occasione di allargare la base di consenso sociale tra i beneficiari degli aiuti. Il secondo obiettivo sarà, invece, di medio-lungo periodo: le grandi mafie punteranno a consolidare, in una fase di scarsissima liquidità globale, il loro ruolo di componenti indispensabili del sistema economico e finanziario mondiale. Il rischio più grande è rappresentato dal tentativo delle grandi mafie di approfittare della crisi mondiale e delle sempre striscianti condotte corruttive per realizzare il progetto mai abbandonato di creare un sistema bancario parallelo a quello legale, diretto a fornire liquidità non più all’imprenditore, ma al più ampio sistema finanziario che canalizza risorse verso la grande impresa».
L’allarme viene lanciato da Giuseppe Lombardo procuratore aggiunto di Reggio Calabria in un’intervista a Lavialibera, la rivista di Libera e Gruppo Abele, che nel nuovo numero dedica la storia di copertina ad un dossier dal titolo “Jackpot: al Gran casinò Covid, la partita del crimine».
RIZZI: «NUOVI MECCANISMI CRIMINALI PIÙ GRANDI E COMPLESSI» «Più che all’usura bisogna guardare ad altri modi con cui la criminalità aggredisce l’economia, con volumi d’affari molto più grandi e meccanismi più complessi. Ora dispongono di fondi di investimento, cercano di rilevare enormi asset industriali, usano i non performing loans (Npl)». Lo sostiene il prefetto Vittorio Rizzi, vice capo della polizia e coordinatore dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, istituito con decreto dal capo della Polizia.
Rizzi parla a Lavialibera, la rivista di Libera e Gruppo Abele, che nel nuovo numero dedica la storia di copertina ad un dossier dal titolo “Jackpot: al Gran casinò Covid, la partita del crimine». Gli Npl sono i crediti deteriorati, che difficilmente possono essere saldati. La loro compravendita è uno strumento di investimento e anche di riciclaggio. Stando alla Banca d’Italia, nel dicembre 2016 le banche italiane ne avevano 173 miliardi. Costituendo un rischio per le loro casse, tra il 2016 e il 2018, hanno eliminato dai propri bilanci sofferenze per circa 138 miliardi di euro attraverso operazioni di cessione dei crediti deteriorati sul mercato. In certi casi vengono acquistati a prezzo basso da società che poi cercano di riscuoterli a prezzo più alto. Secondo il prefetto Rizzi, «è presumibile che le organizzazioni criminali possano inserirsi nel mercato dei crediti deteriorati, ricorrendo a prestanome e società di copertura e approfittando di alcuni varchi offerti dal mercato e dalla normativa», ad esempio inserendosi nel settore del recupero dei crediti «per conto degli investitori che li abbiano comprati dalle banche».
«Abbiamo notizie certe di criminali che hanno investito in fondi – spiega il prefetto Rizzi -. È un argomento che trattiamo, ma rimane accademia perché nel momento in cui lo scopriamo è tardi ed è legale».
SEGNALAZIONE DI OPERAZIONI SOSPETTE: +21% IN CALABRIA Nel 2020 sono state superate le 110mila Sos, segnalazioni di operazioni sospette, in crescita rispetto al 2019. A fine ottobre quelle legate all’emergenza Covid erano circa 1.700. A rivelarlo alla rivista Lavialibera di Libera e del Gruppo Abele,è Claudio Clemente, direttore dell’Unità di informazione finanziaria.
Nel dossier di Lavialibera viene approfondito il ruolo e le funzioni dell’ Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia che contrasta il riciclaggio delle ricchezze frutto di attività illecite attraverso le le cosiddette segnalazioni di operazioni sospette (Sos) movimenti di denaro sospetti spesso l’anticamera a contestazioni più gravi in sede penale. Dalle Sos analizzate con la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dnaa), sono nate 23 indagini sugli affari illeciti delle mafie legate al Covid. A fine ottobre le segnalazioni sospette legate all’emergenza Covid erano circa 1.700: di queste, una parte significativa risale alla prima fase della pandemia ed è legata a sospetti di truffe e illeciti nella fornitura di strumenti e dispositivi sanitari. Nella fase successiva emergono sospetti di infiltrazioni della criminalità nelle imprese e di utilizzo illecito di fondi pubblici destinati al sostegno economico. Tra il 1° marzo e il 15 ottobre l’Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia ha ricevuto 67.382 segnalazioni di operazioni sospette (Sos), +8% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il 99,2% dell’aumento è riferibile al solo riciclaggio . A fronte di una diminuzione al Nord, in particolare in Lombardia (-7,4%) e Liguria (-14,3%), nel resto del Paese le Sos sono in aumento: +32,5% nel Lazio, +22% in Puglia, +21% in Calabria, +16% in Campania e +15% in Sicilia. Secondo una ricerca in corso di Transcrime, da aprile a settembre 43.688 aziende hanno cambiato titolare effettivo. Nelle nuove società compaiono ora soggetti provenienti da Paesi inseriti nelle blacklist antiriciclaggio.
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