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Recovery Plan, un'altra «occasione persa per la città metropolitana di Reggio»

Nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil Reggio: «Poteva realmente rappresentare l’ultima occasione per cancellare un’ingiustizia storica, legata inesorabilmente ad una ‘questione meridionale’ mai risolta»

Pubblicato il: 17/01/2021 – 10:08
Recovery Plan, un'altra «occasione persa per la città metropolitana di Reggio»

REGGIO CALABRIA «Il Recovery Plan varato dal Consiglio dei Ministri dimostra la miopia di un Governo che rinuncia a valorizzare il sud e soprattutto la Calabria. Estendendo di fatto il gap tra ragioni del Nord e quelle del Mezzogiorno. Il ‘Piano di ripresa e di resilienza’ che sacrifica pilastri essenziali per la ripartenza come infrastrutture e i trasporti, poteva realmente rappresentare l’ultima occasione per cancellare un’ingiustizia storica, legata inesorabilmente ad una ‘questione meridionale’ mai risolta. Nessun grande progetto per la Calabria e per una delle dieci Metrocity del Paese. Nulla!».
È quanto scrivono in una nota congiunta, Cgil, Cisl e Uil Reggio. «Infatti – si legge ancora – poli logistici importanti come il porto di Gioia Tauro, o come gli agganci di collegamento dei tre aeroporti calabresi, per non parlare dell’Area integrata dello Stretto, non compaiano nell’agenda del piano di oltre 220 miliardi che avrebbe l’arduo compito di cambiare le sorti della Calabria e di conseguenza, dell’area metropolitana di Reggio Calabria, finestra funzionale e strategica sul Mediterraneo. La mancata visione di un gruppo dirigente, nonostante una crisi di governo inaspettata, non può essere giustificata in alcun modo. Interventi che, non solo non qualificano le proposte su un processo reale di sviluppo e di ricadute economiche sulla Calabria, ma ne aggravano le prospettive in particolare per la Metrocity. Nulla su programmazione delle infrastrutture, e nulla sulla valorizzazione dell’assett dei trasporti. Nulla di concreto per le infrastrutture lineari stradali tranne la dorsale ionica (ma si tratta di interventi già previsti). I temi dell’alta velocità e del sistema portuale restano nel cassetto dunque, al netto di spot dei Ministri che si sono susseguiti in nei due ‘Governi Conte’ (Toninelli prima e De Micheli adesso). Per non parlare della deputazione calabrese, a prescindere dal colore politico di appartenenza: un silenzio agghiacciante! I nostri rappresentanti non fanno nulla per impedire che l’Italia venga divisa in due».
«Basta leggere il piano – scrivono i sindacati – per capire che i grandi porti del Mezzogiorno a partire da Gioia Tauro, sono stati sbeffeggiati! Una visione miope che non ha guardato con interesse di sviluppo l’ area della Metrocity reggina che, affacciandosi sul Mediterraneo può essere, attraverso la valorizzazione e investimenti seri, il trait d’ union con l’ Europa. Ma oltre l’aspetto infrastrutturale che riguarda il sistema di collegamenti e quello portuale, e il loro effettivo rilancio, il Recovery Plan trascura colpevolmente la parte più importante del futuro della nazione. Infatti nella bozza di documento, mancano risorse importanti per i giovani e per le politiche giovanili. Questi due temi non sono considerati abbastanza, perché una programmazione imponente come ‘Next generation’ avrebbe dovuto essere più ambiziosa. Manca una vera cerniera di connessione che possa mettere in collegamento attivo e funzionale il mondo universitario accademico con il mondo del lavoro attraverso piani di inserimento finanziati con risorse derivanti da recovery. Poche risorse anche sulla formazione e l’approccio scolastico, come strumento deterrente contro la dispersione scolastica in un periodo nel quale il disorientamento e la disgregazione sociale a tempi del Covid sta prendendo il sopravvento. Mancano fondi diretti ai comuni e alle realtà territoriali che possono lavorare alla costruzione di una nuova comunità sociale e aggregativa; accogliamo dunque Il grido d’allarme lanciato da Anci giovani con il quale si chiede coraggio e lungimiranza ad una classe dirigente che ha dimostrato, di stilare un recovery plan al chiuso di poche stanze non coinvolgendo parti sociali e territori, in quello che è definito il nuovo piano Marshall per l’Italia».
«Noi non ci fermiamo! Chiamiamo alla protesta pacifica – concludono i tre sindacati – le istituzioni metropolitane, i presidenti delle conferenze dei sindaci e i consiglieri metropolitani che saranno in carica nel breve. La responsabilità delle scelte deve partire dalla consapevolezza e dalla visione programmatica che viene dal basso, e rivendicare dignità e sviluppo nelle sedi governative dove si maturano le grandi scelte!».

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