REGGIO CALABRIA Una lunga attività investigativa portata avanti dal 2016 fino al 2020, culminata con il blitz portato a termine all’alba di oggi da oltre 500 carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, insieme ai colleghi d Vibo e allo squadrone Cacciatori Calabria, dando esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Tribunale del capoluogo – sezione Gip – nei confronti di 49 persone finite in carcere e agli arresti domiciliari.
FAUST L’operazione “Faust” ha permesso di svelare i molteplici e articolati interessi della famiglia Pisano, storica cosca della ‘ndrangheta di Rosarno, dalle truffe al traffico ingente di stupefacenti, passando per il condizionamento del territorio e delle realtà economiche locali fino al condizionamento dell’attività politica della città, così come è avvenuto nel corso delle elezioni del 2016 con l’elezione a sindaco di Giuseppe Idà.
LE DICHIARAZIONI DI BRUZZESE L’attività investigativa è partita dalle fondamentali dichiarazioni di Lorenzo Bruzzese, fratello del narcotrafficante Joseph, che ha indicato proprio nei “Diavoli” della cosca Pisano come i riferimenti principali per il traffico di droga nel territorio. «Da lì – spiega il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri – i Carabinieri hanno avviato gli accertamenti che hanno consentito di verificare l’operatività della cosca non solo nel traffico di stupefacenti, ma anche sul possesso di armi, usura, estorsione nonché spaziava anche con le ingerenze negli apparati politico amministrativi».
LE ELEZIONI A ROSARNO L’usura, le estorsioni e il traffico di droga, ma non solo. Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire il coinvolgimento della cosca Pisano nel corso delle elezioni a Rosarno nel 2016 e i rapporti tra Idà e il boss Francesco Pisano. Un reciproco scambio di opinioni e vedute, a cominciare già dalla predisposizione delle liste elettorali, passando per il logo scelto e anche i consigli sui post da pubblicare sui social, fino all’appoggio politico nei confronti di Domenico Scriva (finito oggi ai domiciliari) e Stefano Iannaci. Anche la prima uscita pubblica del sindaco poi eletto, era stata concordata con la cosca fino a qualche minuto prima, anche nei dettagli grammaticali. «Il boss Francesco Pisano – rileva Bombardieri – si è posto come stratega delle elezioni. Abbiamo assistito all’ingerenza dei “diavoli” nella predisposizione della lista, del simbolo della lista e addirittura del programma elettorale. In paese emergeva un collegamento chiaro tra i Pisano e il candidato sindaco. C’è una piena consapevolezza dell’appoggio criminale che veniva non solo accettato, ma nasce prima».
«Non stiamo parlando di promesse generiche – dice il procuratore aggiunto Gaetano Paci – ma di promesse determinate. La prima uscita pubblica del candidato sindaco poi eletto è stata concordata prima con i referenti della cosca. C’è una compenetrazione strettissima del rapporto sia dalle origini».
«GUARDA CHE BRUTTO CAMBIO» Un rapporto tanto stretto fra Idà e i Pisano da indurre il sindaco ad allontanarsi gradualmente dalla cosca anche per via delle voci sempre più insistenti in paese. Un episodio significativo è l’arresto del latitante Marcello Pesce. Le dichiarazioni pubbliche di Idà e il compiacimento per l’arresto con le forze dell’ordine hanno infastidito sia Carmine Pesce e Francesco Pisano che, in una intercettazione, si lamentano dell’uscita di Idà, minacciando di pubblicare post sui social in cui rivelare il comportamento accondiscendente di Idà nei confronti della cosca nel corso delle ultime elezioni.
L’USURA E IL TRAFFICO DI DROGA Quella dei Pisano di Rosarno è una cosca forse meno nota rispetto ai Pesce o i Bellocco, eppure non meno pericolosa o pervasiva o capace di elaborare strategie delittuose raffinate. Nel corso delle indagini, infatti, è emersa la capacità delle cosche di sfruttare la propria fama nel territorio per portare a compimento le loro attività di usura, fondamentale per conseguire capitali liquidi da reinvestire poi nel traffico degli stupefacenti. «C’è voluto molto tempo per mettere insieme i collegamenti tra Rosarno e il resto del territorio calabrese – ha detto il procuratore aggiunto Paci – ma anche nel resto del Paese. C’è una radice tradizionale della ‘ndrangheta ma anche un proiezione moderna, capace di espandersi ovunque».
I COLLEGAMENTI CON LE ALTRE COSCHE Uno degli aspetti più rilevanti della cosca Pisano sono i collegamenti con le cosche tirreniche e ioniche, già emersi nell’operazione “Libera Fortezza”, e in particolare con la famiglia Longo di Polistena, e il clan di Anoia soprattutto nelle attività usurarie. Le attività investigative hanno accertato anche i legami con la camorra e l’operatività a Battipaglia insieme al boss Domenico Pepè e nel territorio del Materano.
«Gratitudine e apprezzamento» sono state espresse dal Comandante Interregionale Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Gianfranco Cavallo, al Generale Andrea Patema, Comandante della Legione Calabria, al Col. Marco Guerrini, Comandante provinciale di Reggio Calabria, e a tutti i militari delle componenti territoriali e speciali dell’Arma – Squadrone Eliportato “Cacciatori”, 8° NucleoElicotteri, Nucleo Cinofili di Vibo Valentia – impegnati nella vasta operazione antimafia di questa mattina, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, «che dopo un’intensa attività d’indagine del Reparto Operativo provinciale che ha consentito di sgominare un pericoloso clan della ‘ndrangheta, storicamente attivo nell’area rosarnese, per reati di traffico di stupefacenti, usura e scambio elettorale politico-mafioso». Il Generale Cavallo, insediatosi pochi giorni fa al vertice del Comando che ha competenza sulle Regioni di Sicilia e Calabria ha rimarcato l’importanza dell’indagine denominata convenzionalmente ‘Faust’, che si è basata sull’azione corale dei carabinieri che ha visto impegnati uomini e donne delle varie componenti investigative e territoriali dei Comandi di diverse province del meridione e del nord Italia e che dimostra ancora una volta l’efficiente organizzazione, l’elevata professionalità e operatività dello strumento di contrasto a tutte le diverse forme di aggressione criminale presenti nel territorio Interregionale, realizzato anche in questa fase emergenziale, da Magistratura e Arma». (Gi.Cu.)
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