di Alessia Truzzolillo
LAMEZIA TERME È accusato di intralcio alla giustizia l’imprenditore lametino Giuliano Caruso. Nei suoi confronti la Procura di Lamezia Terme, guidata da Salvatore Curcio, ha notificato la chiusura delle indagini poiché Caruso avrebbe offerto denaro a una vittima di usura (titolare di una ditta di trasporti) per convincerla a ritrattare le accuse davanti al giudice e dichiarare circostanze non corrispondenti al vero.
Davanti al Tribunale di Lamezia Terme, infatti, è in corso, da lungo ed estenuante tempo, la fase preliminare di un processo che vede Giuliano Caruso accusato di usura nei confronti del trasportatore (l’udienza per il rinvio a giudizio è fissata per domani).
Secondo questa nuova accusa, formulata nei confronti dell’imprenditore Caruso, questi avrebbe promesso di annullare il debito dell’usurato (che stando al tasso di interesse imposto corrispondeva a 180mila euro), di pagargli tutte spese di viaggio che avrebbe dovuto affrontare per recarsi a Lamezia a testimoniare e di pagargli un altro avvocato che si sarebbe occupato della vicenda processuale «ed in cambio – scrive la Procura di Lamezia nel capo di imputazione contestato – gli chiedeva di non costituirsi parte civile nel processo per usura e di riferire al giudice che il denaro versatogli in base al primo accordo usurario era stato scontato nel secondo contratto che avevano stipulato e di non aver mai riferito tale circostanza agli inquirenti per mera dimenticanza».
Avendo la vittima respinto l’offerta, Giuliano Caruso l’avrebbe minacciata di avviare azioni legali contro di lui e i suoi fratelli per ottenere il pagamento del credito preteso nei loro confronti di 180mila euro.
IL PROCESSO PER USURA Si trascina dal 2019 la fase preliminare del procedimento che vede imputati con l’accusa di usura Giuliano Caruso, 47 anni, di Lamezia Terme e il ragioniere Gianfranco Antonello Muraca, 60 anni, anch’egli lametino. Secondo l’accusa Giuliano avrebbe dato in prestito al titolare di una ditta di autotrasporti la somma di 250mila euro, previo uno studio di fattibilità da parte di Muraca, dissimulando il prestito con con un “contratto di associazione in partecipazione” agli utili della società della vittima, che si è costituita parte civile nel processo. In cambio si sarebbe fatto promettere interessi usurari pari a 414mila euro da corrispondere in 12 rate mensili da 5.750 euro per sei anni applicando un tasso usurario del 27,60%, ferma restando la restituzione dell’intero capitale di 250mila euro. Per 22 mesi l’usurato paga 5000 euro al mese, per un importo totale di 110mila euro. E stipula anche una polizza assicurativa sulla vita per 12 anni a beneficio di Caruso. Quando le difficoltà economiche impediscono all’usurato di continuare a pagare la quota mensile, Giuliano fa sottoscrivere, nello studio di Muraca, alla sorella di questi – anche lei rappresentante della ditta – un atto di scioglimento anticipato del contratto di associazione in partecipazione, e si fa promettere, e in parte dare, ulteriori interessi pari a 88.40,00 euro stabilendone il pagamento in 12o rate mensili da 2.820 euro. Una vicenda che è nata nel 2011 e si è protratta nel tempo. E nel tempo, ora, si sta protraendo un processo ancora fermo nella fase preliminare.
(a.truzzolillo@corrierecal.it)
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