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Rinascita, il pentito racconta alla Dda il progetto per rallentare il maxi processo

Depositato l’interrogatorio di Gaetano Cannatà. «Nel carcere di Tolmezzo Luciano Macrì ci parlò di un accordo per andare tutti al rito ordinario “così il processo non finisce più”». Chiesta la ricu…

Pubblicato il: 19/01/2021 – 14:31
Rinascita, il pentito racconta alla Dda il progetto per rallentare il maxi processo

LAMEZIA TERME «Quando ero detenuto nel carcere di Tolmezzo, nel periodo maggio-giugno 2020, prima della notifica della conclusione delle indagini preliminari dell’indagine Rinascita Scott, Luciano Macrì, in mia presenza e in presenza di Giuseppe Camillò, Daniele Lagrotteria e Francesco Cracolici, sosteneva, in relazione alla scelta del rito processuale, che la cosa più opportuna da fare nel processo Rinascita era optare in massa per il rito ordinario perché, dati gli elevati numeri del processo, una scelta del genere avrebbe messo in difficoltà l’ufficio di Procura e avrebbe dilatato molto i tempi di durata del processo». Gaetano Antonio Cannatà racconta – il 1° dicembre 2020 – ai magistrati della Dda di Catanzaro un incontro in carcere che potrebbe illuminare la strategia pensata per affrontare il maxi processo: dilatarne i tempi e puntare alla scadenza dei termini di custodia cautelare. L’interrogatorio del pentito è stato depositato martedì, nel corso della seconda udienza del processo in corso nell’aula bunker di Lamezia. «Così il processo non finisce più», avrebbe detto Macrì ai presenti, «con benefici per tutti, soprattutto in relazione alla scadenza dei termini di custodia cautelare che sarebbero spirati prima della conclusione del processo, determinando il ritorno in libertà di tutti gli imputati».
Macrì – questo il racconto di Cannatà – «precisava che di tale strategia aveva parlato con il suo avvocato e che questa era un’idea comune tra i legali impegnati nella difesa del processo Rinascita e se ne stava discutendo tra loro e i loro assistiti in questi termini». Sia Camillò che Lagrotteria, in quella circostanza, avrebbero detto «espressamente che avevano già deciso che avrebbero scelto il rito ordinario su indicazione dei loro difensori, pur senza precisare espressamente che nel loro caso l’indicazione del legale fosse esplicitamente e direttamente finalizzata alla scadenza dei termini custodiali». Secondo il racconto del pentito (la cui scelta sarebbe stata quella di optare per il rito abbreviato «perché avevo in animo di intraprendere il prima possibile un percorso collaborativo»), le parole esatte di Macrì sarebbero state «gli avvocati si stanno mettendo d’accordo per fare tutti il rito ordinario», ma non sarebbe stato indicato «un soggetto specifico o un contesto dal quale fosse originata tale strategia».
CHIESTA LA RICUSAZIONE DI DUE GIUDICI A LATERE Intanto il processo è ripreso con un nuovo collegio giudicante ma uno dei difensori di alcuni imputati, l’avvocato Diego Brancia, ha già annunciato l’intenzione di chiedere la ricusazione dei giudici a latere Brigida Cavasino e Gilda Romano che affiancano il nuovo presidente Claudia Caputo. Cavasino e Romano facevano parte del collegio già in occasione della prima udienza ed avevano annunciato la loro astensione che, però, è stata rigettata dal Tribunale di Vibo Valentia. Le due giudici, quindi, si sono presentate regolarmente in aula. Brancia ne chiede la ricusazione perché facevano parte del collegio giudicante nel processo Nemea contro il clan Soriano, correlato con Rinascita-Scott.

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