CATANZARO «Ho inviato una diffida formale, tramite l’Ufficio legale di Palazzo de Nobili, direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiedendo che, una volte per tutte, entro il termine di 60 giorni, possa essere garantita una equa e corretta individuazione delle risorse finanziare aggiuntive da trasferire al Comune di Catanzaro, nelle cui casse mancano circa 15milioni di euro a seguito dei minori trasferimenti da parte dello Stato». Lo afferma, in una dichiarazione, il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo. «Il recente Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti – aggiunge Abramo – certificando quanto anche io ho affermato pubblicamente da diverso tempo, ha fotografato un quadro desolante ed allarmante riguardo al deficit di risorse nelle regioni del Sud e una evidente emarginazione finanziaria della Regione Calabria e dei Comuni calabresi. Nell’ultimo decennio si è realizzato un meccanismo perverso che, attraverso il criterio della cosiddetta spesa storica, ha comportato un graduale taglio di 46 miliardi in media all’anno al Sud. Se si analizza la sola spesa pro capite in termini di cure e assistenza, si passa dalle 1.935 euro a cittadino nel Piemonte, alle 1.800 euro per ogni calabrese».
«Uno scarto non tollerabile – sostiene il sindaco di Catanzaro – che avrebbe consentito di assicurare ai cittadini della città capoluogo idonee prestazioni in tema di servizi sociali e welfare locale. A 12 anni dalla legge Calderoli, l’entrata in vigore del federalismo fiscale avrebbe dovuto garantire l’approvvigionamento di risorse finanziarie idonee ad assicurare livelli essenziali di prestazioni, non solo in ambito sanitario. Ma in tutti questi anni, nel mancato rispetto delle disposizioni di legge e costituzionali, la riforma è rimasta inattuata riguardo alla effettiva determinazione di costi e fabbisogni standard dei servizi erogati dalle regioni e dalle Amministrazioni locali, con conseguenti ricadute negative sul territorio e sulle comunità».
«Ho ribadito più volte – ha detto ancora Abramo – come il criterio della ‘spesa storica’ abbia rappresentato un’autentica scure per la sostenibilità e l’autonomia finanziaria degli enti locali al Sud, realizzando una discriminazione tra cittadini di serie A e di serie B. La Calabria e i calabresi meritano una risposta, in caso negativo saremo pronti come amministrazione a far valere, anche in via giudiziaria, le nostre ragioni».
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