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BASSO PROFILO | M5S: «Lo Stato c'è». Rotondi: «Cesa non doveva dimettersi» – LE REAZIONI

Arrivano i commenti del mondo della politica all’inchiesta della Dda di Catanzaro. Nino Spirlì: «Mi auguro che possa, nei tempi più brevi, provare la sua totale estraneità alle accuse che gli vengo…

Pubblicato il: 21/01/2021 – 13:39
BASSO PROFILO | M5S: «Lo Stato c'è». Rotondi: «Cesa non doveva dimettersi»  – LE REAZIONI

CATANZARO «Sono profondamente colpito. Conosco l’assessore Talarico come persona dedita all’incarico affidatogli dal presidente Santelli. È un uomo mite, di grande disponibilità nei confronti dei calabresi. Mi auguro che possa, nei tempi più brevi, provare la sua totale estraneità alle accuse che gli vengono contestate. Allo stesso modo, non posso che ringraziare il procuratore Gratteri per l’indomito coraggio e la tenace dedizione all’esercizio della giustizia: ai calabresi sta regalando una Calabria nuova, sicura e lontana dal malaffare, dalle deviazioni di ogni tipo e da quella mala gente che, per troppo tempo, l’ha soggiogata e mortificata». È quanto dichiara il presidente ff della Regione Calabria Nino Spirlì, in merito all’inchiesta “Basso profilo” condotta dalla Dda di Catanzaro.
IL MOVIMENTO CINQUE STELLE «L’ennesima inchiesta guidata da Nicola Gratteri contro la ’ndrangheta, denominata “Basso profilo”, desta scalpore e preoccupazione, restituendo un quadro allarmante nel quale lo scorrere della vita sociale è inquinato da tentacolari infiltrazioni mafiose». Lo affermano in una nota i parlamentari del M5S Anna Laura Orrico, Laura Ferrara, Elisa Scutellà, Alessandro Melicchio, Massimo Misiti, Giuseppe Fabio Auddino, Riccardo Tucci e Paolo Parentela.
«Un’operazione – prosegue la nota dei pentastellati – che coinvolge imprenditori, politici, società civile e che riguarda non solo la Calabria, come avviene sempre più spesso, bensì anche altre zone del Paese, facendo emergere un dato che da tempo è divenuto costante: la piaga della ‘ndrangheta è un problema nazionale e internazionale, e come tale bisogna affrontarlo. L’operazione, fra l’altro, cade a pochi giorni dall’inizio del primo maxi processo calabrese della storia contro la ‘ndrangheta. Questo vuol dire che l’offensiva dello Stato è in atto e che la risposta delle istituzioni, con la Direzione Investigativa Antimafia coordinata dalla procura di Catanzaro in prima linea, c’è ed è decisa. Tuttavia – proseguono gli esponenti pentastellati -, affinché tale risposta sia anche decisiva non sono sufficienti magistrati coraggiosi e bravi investigatori, è necessaria anche una ferma volontà politica e una fragorosa riscossa civile. È, infatti, necessario l’impegno costante e intransigente di tutti, il rigetto di qualsivoglia forma di compromesso, di aderenza, di collusione con i centri e le ramificazioni dei poteri criminali. La ‘ndrangheta – concludono i portavoce del M5S – è un cancro sociale che possiamo, e dobbiamo, debellare, un ostacolo alla crescita dei nostri territori da rimuovere con tutte le forze».
DE MAGISTRIS: «INDAGAI CESA DA PM» «Il tempo si sta mostrando galantuomo. Negli anni tra il 2005 e il 2007, da Pm, nell’ambito dell’indagine Poseidone sulla depurazione delle acque, rifiuti e gestione del denaro pubblico in altri settori vitali della Regione Calabria, indagai, tra gli altri, per fatti gravi, l’allora segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, unitamente all’allora parlamentare e sottosegretario di Governo Giuseppe Galati». Lo afferma, in una nota, Luigi de Magistris, ex sostituto procuratore di Catanzaro e candidato alla presidenza della Regione Calabria.
«Mentre ero in procinto di procedere anche alla richiesta di misure cautelari – aggiunge de Magistris – il Procuratore della Repubblica, invece di sostenermi, mi revocò l’indagine perché iscrissi nel registro degli indagati anche il parlamentare Giancarlo Pittelli, all’epoca coordinatore regionale di Forza Italia. Senza voler entrare nel merito delle indagini degli ultimi tempi, a cui va il mio sostegno, Cesa, ancora come allora segretario nazionale dell’Udc, viene oggi indagato per fatti altrettanto gravi. Galati è stato in tempi recenti anche coinvolto in indagini per fatti gravissimi. Pittelli è stato arrestato nel dicembre del 2019 per associazione mafiosa. Abbiamo perso dieci anni, quante ne hanno fatte loro ed altri in questi anni ai danni della Calabria e dei calabresi».
ROTONDI: «CESA NON DOVEVA DIMETTERSI» «Lorenzo Cesa è un galantuomo, lo conosco da decenni e sulla sua onestà metto la mano sul fuoco. Suppongo che la sua iscrizione nel registro degli indagati sia un atto dovuto in quanto segretario che ha presentato le liste Udc in Calabria, al cui interno erano gli arrestati. Per fortuna Gratteri è un magistrato autorevolissimo e stimato per la sua autonomia, sono dunque sicuro che la vicenda si chiarirà in tempi rapidissimi». Così Gianfranco Rotondi, presidente della fondazione Dc, commenta l’iscrizione di Lorenzo Cesa nel registro degli indagati. «Capisco le ragioni di stile, ma penso che Lorenzo abbia fatto male a dimettersi da segretario del suo partito: essere indagati, per giunta per circostanze oggettive, non significa perdere credibilità».
LOLLOBRIGIDA (FDI): «VICINANZA UMANA E POLITICA ALL’UDC» «Voglio esprimere vicinanza alla comunità umana e politica dell’Unione di Centro che vede il suo Segretario indagato. Auspico che Lorenzo Cesa possa al più presto dimostrare la sua estraneità ai fatti». Lo dichiara Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia.
GASPARRI (FI): «ACCUSE LUNARI» «Esprimo solidarietà ed amicizia a Lorenzo Cesa. A pensar male si fa peccato ma spesso si dice la verità. E io di questa inchiesta ad orologeria penso davvero tutto il male possibile, mentre invece penso bene di Lorenzo Cesa che deve reagire con l’orgoglio della verità e della serietà ad accuse che francamente appaiono lunari». Lo dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
DE CAPRIO (FI): «TALARICO DIMOSTRI LA SUA ESTRANEITÀ AI FATTI» «L’odierna operazione di polizia coordinata dalla Procura distrettuale di Catanzaro è un nuovo segnale da parte dello Stato della volontà di riappropriarsi di un territorio sottratto con la violenza e il malaffare da parte della criminalità organizzata». E’ quanto afferma il presidente della Commissione regionale anti ‘ndrangheta Antonio De Caprio in relazione all’inchiesta “Basso profilo”.
De Caprio fa riferimento al coinvolgimento dell’attuale assessore regionale al Bilancio Francesco Talarico. «Auspico che l’assessore Talarico – sostiene – possa presto dimostrare la propria estraneità alle contestazioni che gli vengono mosse. Ad ogni modo la classe politica della nostra regione è bene che faccia tesoro del lavoro della magistratura, sforzandosi sempre di più di stare lontana da ambienti e condizionamenti di tipo mafioso. Soltanto la legalità, adottata come modus vivendi da parte di ognuno, rappresentanti istituzionali in primis, potrà permetterci di avviare il riscatto sociale di cui la Calabria ha disperato bisogno».

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