di Fabio Benincasa
COSENZA Vulnerabili e invisibili. C’è chi vive per strada e, nel girone della povertà, i senza fissa dimora sono obbligati ad arrangiarsi nella totale indifferenza di tutti o quasi. Accade in Calabria e anche a Cosenza dove alcuni luoghi diventano rifugi, posti letto all’aperto. E’ il caso di Elena, apparentemente una donna come tante, costretta però a vivere (si fa per dire) per settimane sulle gradinate del Cinema Italia, al riparo dal freddo di un inverno particolarmente rigido fino a quando i volontari della Terra di Piero ed i ragazzi di Cosenza Solidale si sono adoperati per garantirle una sistemazione. Ma evidentemente il solo impegno delle associazioni – seppure decisivo nel caso di Elena – non può bastare: c’è bisogno delle istituzioni e dei caregiver del welfare per fronteggiare l’emergenza dei tanti, troppi senza fissa dimora.
LA STORIA Elena oggi sta meglio perché vive in una struttura, almeno per il momento. «Negli ultimi anni – confessa al Corriere della Calabria – mi arrangiavo, facendo le pulizie domestiche in qualche abitazione a Cosenza fino a quando i dolori alla schiena, causati da un’ernia del disco, mi hanno impedito di continuare». «Da quel momento, poi, tutto è precipitato – aggiunge Elena – ai problemi alla schiena si aggiungono due infarti e mi ritrovo praticamente sola e senza soldi». Visibilmente in imbarazzo, Elena continua: «Ho vissuto per strada poco più di un mese e poi i ragazzi di Cosenza Solidale hanno trovato una struttura disponibile ad ospitarmi. I volontari mi hanno sempre aiutata, portandomi coperte e pasti caldi. Non mi hanno fatto mancare nulla, neanche sorrisi e carezze». Ma Elena, lì fuori, non era sola: «Accanto a me c’era una famiglia siriana e, a loro, ho dato una coperta per difendere almeno i due bimbi piccoli dal freddo pungente». Elena si affretta a concludere «ora sono rinata, ho tutto ciò di cui ho bisogno: un letto per dormire, un pasto caldo e soprattutto non mi sento sola».
DIMENTICATI DA TUTTI Quella di Elena è solo una delle tante storie di povertà assoluta e per questo decidiamo di seguire i volontari di Cosenza Solidale nel “giro serale” che li vede impegnati a distribuire pasti e coperte, ai senzatetto. Marta e Gaetano caricano l’auto e, nonostante la temperatura particolarmente rigida, concordano il tragitto e le soste. Si parte non c’è tempo da perdere. Dalla sede della Terra di Piero, la prima “fermata” è la stazione ferroviaria di Vaglio Lise e lì troviamo Georgita, una donna rumena nascosta nel buio e dai cartoni. Non ci consente di avvicinarci e chiede di spegnere la telecamera. Ci allontaniamo mentre Marta e Gaetano, invece, le consegnano un cestino con un pasto caldo e della frutta. Il giro prosegue e sempre a Vaglio Lise troviamo Adam, originario del Ghana ma in Italia da undici anni. Per nulla intimorito dalle telecamere, inizia a parlare senza nemmeno aspettare la domanda: «Sono arrivato in Calabria undici anni fa, prima ho vissuto a Cetraro e poi ho raggiunto Cosenza. Oggi sono qui e ringrazio chi mi aiuta»
I sorrisi e gli occhi di Adam ci conquistano, ma non possiamo fermarci come invece avremmo voluto. Raggiungiamo il Ponte di Calatrava e mentre lo attraversiamo non possiamo non restare colpiti dalla sua grandezza, ma al di là del ponte strallato si nasconde un microcosmo abitato da senzatetto e clochard. E come nella “Dama a Mosca” di Kandinsky, emerge aspro il contrasto di due mondi paralleli ma evidentemente agli antipodi. Il nostro viaggio si conclude nel centro storico dove incontriamo Salvatore che abita insieme alla madre. E’ malato e combatte contro quello che definisce il «suo male». Il suo racconto è confuso, ma alla fine ci lascia sussurrando: «Se penso a domani? Oggi ho visto il sole». (redazione@corrierecal.it)
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