di Pablo Petrasso
CATANZARO Voti e appalti. Secondo la Dda di Catanzaro, sarebbe questo l’asse che tiene insieme i livelli regionali e nazionali dell’Udc. Nell’inchiesta “Basso profilo”, firmata dai pm Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, coordinati dal procuratore capo Nicola Gratteri, un nuovo terremoto giudiziario per la Calabria, sono coinvolti il leader nazionale dello Scudo crociato Lorenzo Cesa (indagato per associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose), il segretario regionale (e assessore al Bilancio della giunta Spirlì) Francesco Talarico (finito ai domiciliari) e un consigliere comunale di Catanzaro, Tommaso Brutto, che sarebbe il trait d’union con un soggetto che sarebbe intervenuto in occasione delle Politiche del 2018, nelle quali Talarico era candidato alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Reggio Calabria. Sarebbero stati Brutto e i figlio Saverio a caldeggiare «il ricorso ad Antonio Gallo», che all’epoca dei fatti era indagato e poi imputato «nell’ambito della operazione Borderland che ha interessato la cosca Trapasso di Cutro, frazione di San Leonardo e territori limitrofi».
«PARTICOLARE PREDISPOSIZIONE A DELINQUERE» Per il gip distrettuale Alfredo Ferraro, «seppure incensurato», Talarico «ha mostrato una particolare predisposizione a delinquere, acuita anche dai suoi contatti, in virtù peraltro della carica di assessore alla Regione Calabria, e dalla capacità di scendere a patti con soggetti legati alla criminalità organizzata promettendo in cambio le cosiddette “entrature”». Per il gip sussiste «un concreto e reale pericolo di reiterazione di reati della stessa specie, agevolmente desumibile dalle modalità della condotta (essere membro di un’associazione per delinquere aggravata ed avere stretto un patto di scambio elettorale politico mafioso non solo tramite la mediazione di Gallo ma anche partecipando in prima persona a incontri con soggetti legati alla criminalità organizzata) e dalla personalità dell’indagato».
L’INCONTRO A ROMA Per i due, Gallo avrebbe potuto aiutare la candidatura di Talarico visto che per una precedente consultazione elettorale aveva pagato le spese per i volantini elettorali di un candidato il cui nome non viene indicato. In cambio, l’uomo avrebbe chiesto l’ottenimento, con modalità illecite, di appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house. Il tutto con la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa, «con il quale Talarico avrebbe effettivamente promosso un incontro». Che sarebbe avvenuto a Roma il 7 luglio 2017. Altro favore chiesto in cambio da Brutto sarebbe stato «un incarico per il figlio Saverio».
Al centro dell’accordo, come detto, sarebbe il sostegno elettorale dell’imprenditore indagato in Borderland nel collegio di Reggio Calabria, attraverso «referenti che Gallo avrebbe incontrato prima a Roma il 16 gennaio 2018 e il 7 febbraio 2018 «e poi anche con lo stesso Talarico» il 31 gennaio 2018 a Reggio Calabria.
LE PARENTELE PERICOLOSE Per i magistrati si sarebbe trattato di un uomo «imparentato con esponenti della cosca De Stefano/Tegano di Archi, segnatamente con Francesco Antonio Saraceno, condannato in via definitiva per associazione mafiosa», di un altro soggetto «imparentato, a sua volta, con Paolo Rosario De Stefano Caponera, Paolo Schimizzi e Giuseppe Tegano e imputato per associazione mafiosa nell’ambito del procedimento penale Gambling». All’elenco si aggiungono anche persone che sarebbero in rapporti con Pietro Pirrello «sottoposto a indagini» nell’ambito dell’operazione Alchemia. Tutti, secondo l’accusa, avrebbero confermato «il sostegno elettorale, peraltro facendosi chiarire esplicitamente – tramite il Gallo – la necessità che i patti venissero onorati». Questo «in cambio di utilità consistite, oltre a quelle già pattuite con Gallo e Brutto, in altrettante entrature nel settore degli appalti per Natale Errigo – consulente aziendale e referente di imprese che intendeva favorire – e Antonino Pirrello, titolare di impresa di pulizie con commesse in enti pubblici». Talarico ha ottenuto, in quella tornata elettorale, 44.480 preferenze, corrispondenti al 35,35% dei voti. Consensi che non gli sono valsi la conquista del seggio, andato all’esponente del M5S Federica Dieni (con 45.997).
NOMINATO NELLA STRUTTURA DEL COMMISSARIO ARCURI Proprio quello di Natale Errigo, «imparentato con esponenti della cosca De Stefano-Tegano» e destinatario di misura cautelare in carcere per il reato di scambio elettorale politico-mafioso, è un nome che potrebbe diventare imbarazzante. Infatti, secondo quanto riferisce una nota della Dia, «risulta essere stato nominato nella struttura del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 e fa parte del team per la gestione della distribuzione cui è affidata, per l’appunto, la distribuzione dei prodotti (mascherine, dispositivi per la sicurezza individuale, il vaccino anti Covid) nonché il contatto con i fornitori e con le strutture destinatarie». Errigo, professionista e consulente di Invitalia, «società pubblica di enorme interesse nazionale (il cui vertice, assolutamente estraneo alla indagine, è stato nominato commissario straordinario per Emergenza Covid-19), ha mostrato – secondo l’accusa – una non comune capacità relazionale interagendo con politici e faccendieri».
SOLIDARIETÀ DALL’UDC «Piena e totale solidarietà al nostro segretario nazionale, Lorenzo Cesa. Siamo scossi. E siamo certi che potrà dimostrare la sua totale estraneità. Confidiamo nell’operato della Magistratura, nell’auspicio che si possa fare chiarezza quanto prima». Lo affermano in una nota congiunta i senatori dell’Udc, Antonio De Poli, Antonio Saccone e Paola Binetti. (p.petrasso@corrierecal.it)
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