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«Riuscirà De Magistris a salpare alla Cittadella?»

di Teresa Benincasa*

Pubblicato il: 21/01/2021 – 15:57
«Riuscirà De Magistris a salpare alla Cittadella?»

Per amore, solo per amore. Quello vero. Le motivazioni che avrebbero spinto Luigi De Magistris a candidarsi per la presidenza della Regione Calabria fanno appello ai sentimenti del popolo calabrese e al brivido di giustizia che soffia come il venticello sulle ferite di una terra piagata da un sistema contorto che lambisce società e politica. Non c’è dubbio che l’indole anti sistema del neo candidato alla Presidenza della Regione Calabria, abbia trovato nel ruolo politico, da parlamentare europeo prima e da sindaco di Napoli dopo, uno sbocco senz’altro più fortunato di quello di inquisitore alla procura di Catanzaro da cui mise a segno l’inchiesta passata alla storia con quello che sembra una moral suasion a scendere in campo: “Why not”: “perché no? Perché non sfidare i mulini senza vento della sinistra in Calabria e ripartire da quel capoluogo in cui la parabola politica ha preso impulso? De Magistris conta sull’endorsememt del partenopeo Roberto Fico, che da sempre nel movimento cinque stelle interpreta le istanze della sinistra insoddisfatta dal pd. Perché i calabresi dovrebbero considerare positivamente la candidatura arancione di Luigi De Magistris? A guardare alla gestione amministrativa della città di Napoli, nei due mandati consecutivi, De Magistris sindaco non ha garantito efficienza in nessuno dei servizi pubblici di competenza comunale e le strade come i rifiuti sono un’eredità poco edificante su cui i cittadini di ogni quartiere, Vomero incluso, sono esausti. Certo va riconosciuto che la sua amministrazione ha avuto le porte chiuse agli affari della camorra.
A dire il vero, la stessa limpidezza ha connotato Rosa Russo Jervolino. Altrettanto Antonio Bassolino che tra i tre sindaci di sinistra è forse stato il più amato. Tanto che sarebbe pronto a tornare al servizio della sua Napoli colta e senza età. Restando sulla Calabria, la candidatura avanzata da De Magistris parla naturalmente alle forze della sinistra che tuttavia non hanno una tradizione politica strutturata, come il partito democratico e, si muovono in un campo che punta ad aggregare le energie disperse catalizzando con persuasione l’attenzione di un popolo naufrago. All’amo di De Magistris ci sono gli esclusi che vogliono contare, gli stessi che scendono in piazza se qualcuno organizza una manifestazione e sono pronti a salire sul podio come eroi di una rivoluzione senza progetto ma con tante idee che a ogni appuntamento si mestano come fossero nuove: Europa, Donne, Ambiente, etc. Dicono di voler unire le forze contro la destra e i comitati d’affari ma si dividono sui nomi perché ciascuno di queste forze non vuole cedere lo scettro di comando che sembra in tutti i casi distribuito secondo criteri che loro stessi criticano. Tra queste forze movimentiste, oltre ai Dema a cui appartiene De Magistris, ci sono i 5 stelle, le sardine e “Tesoro Calabria” di Carlo Tansi. Tra tutti c’è da riconoscere che Carlo Tansi sembra l’unico ad avere compiuto passi di una costruzione riconoscibile in un concetto di squadra (considerato che nelle scorse elezioni regionali ha costruito liste che si sono misurate con dignità nell’agone politico) e in un concetto di progetto per la Calabria. Riuscirà De Magistris a salpare con la sua squadra di professori e professionisti alla Cittadella Regionale? A giudicare dalle spaccature neppure nascoste dagli inquilini rissosi del centrosinistra, l’avventura sembra assai improbabile. Ma di certo potrebbe essere favorita per la conquista dei seggi utili ad entrare in Consiglio. Dalle reazioni, si capisce che la candidatura di Luigi De Magistris destabilizza quella di ambiziose leadership imbastite sui canovacci di interviste calate da canali televisivi in cui alle parole non è possibile collegare nessuna storia. Quanto meno De Magistris, come Tansi, ne ha una sua, e ciascuno può valutare se e quanto sia adeguata a guidare la Calabria a uscire dai primati negativi che la umiliano sul piano culturale, politico e istituzionale. Il punto politico e le subordinate restano interrogativi da sciogliere. Non è ancora chiaro da parte di ciascuno quale sia il programma per la Calabria.
Dai candidati a governare una Regione così bisognosa di normalità e concretezza, non c’è da esigere necessariamente i natali. La sudditanza in Calabria è esercitata in molte forme, da molto tempo. Basta dare uno sguardo ai partiti, alle segreterie gestite come se la Calabria non esistesse. Hanno davvero poco da rimproverare ai natali di De Magiatris i commissari che in Calabria fanno le sfilate con il bagaglio leggero. Altro che spirito democratico. Altro che principi di autodeterminazione dei popoli. La Calabria è tuttavia disincantata. La sorpresa sul nome del candidato del Partito democratico non supererà il clima già offuscato dell’elettorato di sinistra, che alle prossime elezioni, a vedere dal davanzale della cronaca politica, si presenta più divisa di sempre. Sarà forse la prima volta in cui in Calabria non si confermerà la perfetta alternanza che ha sempre mandato a casa la coalizione uscente. Non per il merito, ma perché così va il vento e la gente che spesso va al voto senza un convincimento politico, resta delusa e per dispetto vota lo schieramento opposto. Sarà forse la prima volta che a vincere il secondo mandato sarà la coalizione uscente. Sempre che sul tavolo romano gli accordi lo vogliano. Certo è che, per il centro destra in Calabria, a perdere in questo scenario di evidente balcanizzazione della sinistra, ci vuole un grande ingegno.

*giornalista

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