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L'ex finanziere che «stava con Falcone» e l'ossessione per le notizie riservate

La “scalata” alla Sicurtransport e le notizie riservate sull’inchiesta per la rapina al caveau. Le telefonate con un agente della Dea a Roma. Le “anteprime” sulle cimici piazzate alla Cittadella re…

Pubblicato il: 22/01/2021 – 6:47
L'ex finanziere che «stava con Falcone» e l'ossessione per le notizie riservate

di Pablo Petrasso
CATANZARO Le informazioni, per Ercole D’Alessandro, sono un’ossessione. Il finanziere in pensione coinvolto dall’inchiesta “Profilo Basso” della Dda di Catanzaro ne gestisce un flusso enorme. Che va dagli accessi alle banche dati su richiesta della propria compagna Odeta Hasaj (anche lei indagata) alle notizie confidenziali raccolte per garantirsi la “scalata” professionale alla Sicurtransport.
L’ex militare può fare affidamento su una ricca rete di relazioni costruita nel corso di una lunga carriera. Nelle intercettazioni confluite nei faldoni del procedimento ricorda i propri trascorsi. Il lavoro con Nicola Gratteri, capo della Procura che ha chiesto l’arresto («per tanti anni, quando stava giù, io ho fatto da Melito Porto Salvo fino a Monasterace»); gli anni passati a Palermo. Dove, dice, «io stavo con Falcone prima (il giudice, ndr), ho fatto 11 anni col dottore Falcone… mi hanno mandato via da Palermo in Calabria che non l’avevo mai chiesta la Calabria… e sono calabrese, sono di Paola… dove mi hanno mandato? a Isola Capo Rizzuto… giusto per mandarmi… e pure lì mi sono comportato bene, ho mantenuto un equilibrio con i cittadini e ho dato pure legnate».

LA RETE DI RELAZIONI D’Alessandro, spiegano i pm antimafia, «ha intessuto una importante rete relazionale anche con persone di primo piano (magistrati, vertici apicali delle forze di polizia)». Ha avuto un ruolo in un pool «impegnato in significative operazioni antidroga che hanno interessato la Calabria, altre porzioni del territorio dello Stato e paesi esteri». Si è guadagnato una fiducia «basata sulla indubbia rilevanza delle operazioni compiute dal Goa di Catanzaro» quando ne faceva parte. Quei rapporti «certamente leciti» con colleghi, superiori e magistrati sono diventati, dopo il congedo, un chiodo fisso, la «spasmodica ricerca di rapporti confidenziali con i suoi ex interlocutori istituzionali». Una ricerca perseguita anche millantando circostanze false, come una richiesta di divenire consulente della Procura di Catanzaro. Lo scopo? Quello di poter dimostrare a tutti di far ancora parte del “giro” e utilizzare l’apparenza a proprio vantaggio. Nel suo tentativo, l’ex luogotenente del Goa riuscirà a mantenere, anche dopo il proprio congedo, rapporti istituzionali con i rappresentanti della Dea, agenzia federale degli Usa per il contrasto al narcotraffico internazionale. E, secondo l’accusa, fornirà informazioni riservate a «soggetti contigui con personaggi intranei ad ambienti criminosi».

Il caveau della Sicurtransport sventrato per la rapina del dicembre 2016

LA “SCALATA” ALLA SICURTRANSPORT D’Alessandro sa bene chi sia Antonio Gallo. Sa che l’imprenditore che gli viene presentato dall’amico Tommaso Brutto, consigliere comunale Udc di Catanzaro, è considerato vicino alle cosche del Crotonese. Questo, però, non gli vieterà di dargli consigli, rassicurarlo sugli sviluppi delle indagini che lo riguardano e stringere con lui un patto d’affari legato all’apertura di un’azienda in Albania, dove l’ex finanziere dice di avere contatti che gli permetterebbero di muoversi agevolmente.
L’ex militare cerca di garantirci un futuro agiato anche dopo la pensione. Punta la Sicurtransport, società che si occupa di servizi di vigilanza. Vorrebbe diventarne il referente e l’occasione gli viene offerta dagli sviluppi dell’inchiesta sulla rapina da 8 milioni di euro al caveau della ditta, messa a segno il 4 dicembre 2016. E’ la polizia a condurre le indagini che arrivano a una svolta con il pentimento di Angela Cerminara, ex compagna di uno degli ideatori del colpo, “il Gigliotti”, al secolo Giovanni Passalacqua. Quando la donna inizia a collaborare con gli inquirenti, li aiuta a ricostruire ruoli e falle nell’apparato di sicurezza. Le attenzioni si concentrano (anche) su Massimiliano Tassone, dirigente della società per la provincia di Catanzaro. Informazioni: è quello che serve a D’Alessandro per iniziare a lavorare alla propria futura collocazione lavorative. E’ così che si rivolge a un agente per carpire notizie riservate. Riesce a sapere in anticipo del pentimento di Cerminara, viene a conoscenza del luogo in cui era stata trasferita e sa anche del coinvolgimento di Tassone, l’uomo del quale prenderà il posto in Sicurtrasport.

LE CIMICI ALLA CITTADELLA Quella società di sicurezza è una postazione strategica e gli inquirenti non mancano di sottolinearlo. La ditta, infatti, “veglia” (tra gli altri) sugli uffici della Cittadella regionale di Germaneto. D’Alessandro, in una conversazione con la propria compagna, rivela di essere stato informato «che ex colleghi appartenenti alla Guardia di Finanza avevano proceduto all’installazione di periferiche ambientali» in qualche ufficio. Nell’intercettazione, l’uomo mantiene «un atteggiamento corretto» sulla gestione di quell’informazione riservata. Ma l’episodio, sottolineano i pm «fa emergere una gravosa problematica proprio in relazione al ruolo assunto da D’Alessandro in ragione del possibile potenziale disvelamento di segreti d’indagine di cui potrebbe, in futuro, venire a conoscenza». E’ lui, ormai, visto il ruolo ricoperto «il terminale naturale di ricezione delle informazioni relative ad eventuali accessi operabili da forze di polizia in ragione del compimento di specifiche attività di polizia giudiziaria». Fatto che «deve essere, peraltro, messo in stretta correlazione con la circostanza che D’Alessandro risulta intrattenere, per come emerso in sede d’indagine, stretti rapporti amicali e confidenziali con molti dirigenti pubblici». Il sottotesto è chiaro. Eventuali indagini su politica e burocrazia regionale non sarebbero più al sicuro.
L’ambasciata americana a Roma

LE TELEFONATE ALL’AGENTE DELLA DEA Dalle telefonate a un agente della Dea, invece, gli investigatori scoprono che D’Alessandro continua a «intrattenere rapporti lavorativi con personale in forza agli uffici dell’agenzia statunitense siti presso l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia». Quell’agente avrebbe «continuato a comunicargli notizie concernenti indagini e attività di polizia giudiziaria coperte da segreto istruttorio» fino al gennaio 2019, quando il suo pensionamento verrà comunicato dal comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Catanzaro ai colleghi statunitensi (e l’ex militare, preso alla sprovvista, sarà costretto a confermare).
NOTIZIE (POCO) BLINDATE Sono tratti inquietanti, se collegati con altre considerazioni contenute nelle carte dell’inchiesta. Come la disinvoltura con la quale D’Alessandro discute con l’imprenditore Antonio Gallo delle indagini che lo riguardano nel contesto dell’iniziativa imprenditoriale da avviare assieme in Albania. E la tranquillità con la quale «il militare – appuntano gli investigatori –, contrariamente ai più basilari doveri di segretezza, riferiva al Brutto che presto avrebbe accompagnato il procuratore per sentire il collaboratore di giustizia Mirarchi il quale, a suo parere, non si stava dimostrando una fonte attendibile». Notizie coperte. Da tenere riservate per blindare inchieste delicatissime. Perché le informazioni sono tutto. E D’Alessandro lo sa bene. (p.petrasso@corrierecal.it)

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