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L'INTERVISTA | de Magistris: «Voglio costruire un "laboratorio Calabria"»

L’ex pm e sindaco di Napoli si lancia nella corsa verso le regionali di aprile. «Porto in dote l’estraneità al sistema e la capacità di governo. Voglio aggregare le storie “credibili”. Non vanno de…

Pubblicato il: 24/01/2021 – 7:51
L'INTERVISTA | de Magistris: «Voglio costruire un "laboratorio Calabria"»

di Francesco Donnici
CATANZARO L’annuncio della candidatura di Luigi de Magistris alle elezioni regionali di aprile, ha aggiunto fermento ad uno scacchiere politico inchiodato al tavolo, di coalizione o di governo che sia.
Il sindaco di Napoli ed ex magistrato è sceso ufficialmente in campo lo scorso 19 gennaio: «Mi candido per amore della Calabria e ringrazio le calabresi e i calabresi che in questi giorni mi hanno mostrato affetto e stima esortandomi ad affrontare una sfida tanto difficile quanto straordinariamente affascinante». Da quel momento l’opinione pubblica ha cominciato a frammentarsi tra quanti invocano a braccia aperte un ritorno di de Magistris nella regione che lo aveva visto all’opera come pubblico ministero e quanti invece avvertono nel suo manifesto politico uno spiccato retrogusto “populista”, che fa perno sull’umore lunatico di una terra instabile. Politicamente sempre un po’ di più.
Il sindaco partenopeo porterà a termine il suo mandato (prossimo alla scadenza) e nel frattempo si dedicherà alla corsa verso la Cittadella. Evenienza resa possibile dalla legge elettorale calabrese.
Subito dopo l’annuncio, de Magistris è approdato in Calabria e sono iniziati i primi contatti verso la «creazione di un’ampia coalizione civica» della quale vuole farsi portatore per «raggiungere la maggioranza e governare questa regione dando vita ad una rivoluzione».

Gli umori sono contrastanti rispetto ad una candidatura e ad una collocazione politica tutta da scoprire. Tra i detrattori, c’è chi si dice stufo dell’ennesimo «autoproclamato salvatore della patria che viene da fuori e non conosce il territorio».
In questa fase sorge spontaneo chiedersi: perché la Calabria dovrebbe avere bisogno di Luigi de Magistris?
«Innanzitutto va chiarito che la mia non è una candidatura “straniera” e calata dall’alto. Credo di averlo dimostrato non con le parole, ma con i fatti. Il sacrificio della toga di pubblico ministero e quello che ho pagato sono la dimostrazione del mio essere quantomeno più calabrese di quelli che hanno distrutto la regione in questi anni. Anzi, mi sento molto calabrese: da meridionale, da napoletano, da chi in Calabria ha vissuto nove anni ininterrottamente e ci viene da quando è bambino. È un tema che non colgo da chi lo usa strumentalmente. Io posso portare in dote due aspetti che, a mio avviso, in questo momento sono fondamentali: l’estraneità al sistema e la capacità di governo. Non sono solo un ex magistrato: da dieci anni faccio il sindaco di una delle città più difficili da governare al mondo; per due anni ho fatto il parlamentare europeo. A quest’esperienza va inoltre aggiunta una conoscenza come pochi del sistema criminale. Se tutto questo si unisce alle forze sane, che sono la maggioranza, potrà diventare un’opportunità per tutti. Voglio costruire un “laboratorio Calabria”».

Il mandato da sindaco di Napoli, dopo dieci anni, è agli sgoccioli. Per l’effetto, alcuni hanno criticato la sua scelta di candidarsi in Calabria individuandola come dettata dalla necessità di una ricollocazione politica.
«Anche questo mi fa un po’ sorridere. Io mi vado a conquistare le cose, non me le faccio offrire. È la quarta elezione che mi appresto a fare tra la gente, senza apparato, senza partiti, senza paracadute. In questi anni ho avuto la possibilità di andare ovunque, dal Senato alla Camera. Non c’era alcuna esigenza di ricollocazione se non quella di iniziare una nuova sfida. A me piacciono le sfide che possono sembrare impossibili. Protagonisti non dovranno più essere i palazzi del potere, le stanze di compensazione politica o peggio ancora congreghe, apparati, strumenti lobbistici. Protagonista sarà il popolo. Se con quelli che vorranno lanciarsi in quest’avventura riusciremo a conquistare una maggioranza, sarà una rivoluzione come lo è stata a Napoli dieci anni fa».

Le grottesca vicenda commissariale ha pesato non poco sulla percezione (esterna ed interna) della Calabria. Da un lato abbiamo assistito all’opera di criminalizzazione indistinta della regione – fatta ad esempio da alcuni talk dove l’abbiamo spesso vista in veste di opinionista – dall’altro il “negazionismo” indotto dalle “lenti rosa” di Muccino. Rispetto a questi due estremi, la visione di De Magistris dove si colloca?
«La Calabria, come molte realtà del nostro Mezzogiorno, è fatta di contraddizioni. Quello che fa rabbia è che non di rado vengano fatti emergere solo gli aspetti negativi. Purtroppo ci sono. Il sistema criminale che opera in Calabria ha offuscato questa terra. Non mi riferisco solo alla criminalità organizzata, che c’è qui come altrove, ma anche a chi, attraverso il controllo della spesa pubblica, ha condizionato lo sviluppo della regione. Vedo però anche un’energia straordinaria che personalmente avevo già apprezzato anni addietro. Questa regione è piena di storie individuali e collettive che rappresentano l’orgoglio di una terra meridionale che può diventare punto di riferimento della rinascita post pandemica. Parliamo di una regione che può mettere al centro natura, persone, genialità, legame con la terra. Va sconfitto quel senso di appartenenza a chi ti tiene legato: i calabresi hanno bisogno di convincersi che il popolo deve fare questa rivoluzione e spezzare le catene. Napoli, oggi, è una città diversa. Rispetto a dieci anni fa, non è più la città dei rifiuti ma dell’energia, dei giovani, del turismo, delle attività produttive, dei beni comuni. Si può fare».

Per realizzare questo progetto ha già individuato qualche potenziale alleato? Chi ha incontrato nel suo primo viaggio in Calabria?
«Da quando ho annunciato la candidatura ho cominciato a prendere contatti. Adesso si deve costruire insieme una coalizione civica che non esclude militanze politiche o forze partitiche. Escludo coloro i quali reputo responsabili della situazione che stiamo vedendo negli ultimi tempi in Calabria, dalla spesa pubblica alla sanità, fino alle commistioni tra politica e crimine. Tansi è stato uno dei primi interlocutori a cui mi sono rivolto perché ho visto con attenzione come si è posto in questi mesi, con una lista civica alternativa al ceto politico che ha governato. Quello che ho in mente è mettere insieme nel programma, nelle liste e nel governo, le storie credibili della Calabria. La credibilità per me non viene tanto dalle parole: tutti sono bravi a dire “rivoluzione, onestà e cambiamento”. La credibilità proviene dalle storie individuali e collettive alle quali mi rivolgerò. Pur essendo un uomo di sinistra non sarò il candidato di centrosinistra: per me esistono le donne e gli uomini di Calabria che vogliono liberarsi dall’oppressione del ceto politico che l’ha tenuta soggiogata per molto tempo».

Se è vero che Tansi può apparire in astratto l’alleato ideale, altrettanto vero è che ostacolo ad una possibile unione è la vostra comune volontà di essere candidati governatori. Lo stesso ha lanciato un sondaggio chiedendo ai suoi sostenitori se avesse dovuto «fare un passo indietro» in funzione di un’alleanza.
«Io credo che qui non si tratti di fare il passo indietro. Si tratta di costruire insieme e se poi dovessimo vincere, Tansi avrebbe comunque un ruolo centrale. Mi auguro che si possa trovare un punto di intesa e di incontro. La mia candidatura è per unire e dare più chance di vittoria. È un’opportunità che va colta. La Calabria in questo momento ha bisogno di capacità di governo, il difficile non è solo la campagna elettorale ma viene dopo. C’è bisogno dunque di esperienza, capacità di governo e relazioni importanti che vanno messe in campo per fare della Calabria una protagonista del Mediterraneo e del nostro paese».

È stato anche a Riace?
«Sì, assolutamente. Con Mimmo Lucano ho un legame affettivo e umano prima ancora che politico».

Quindi quello di Mimmo Lucano potrebbe essere uno dei nomi che vedremo nelle sue future liste?
«Non mi faccia dire nomi perché siamo ancora in una fase troppo prematura. Ora devo ascoltare e ragionare».

Ha ribadito di non voler essere il candidato di centrosinistra. Ai “tavoli di coalizione”, oltre ai partiti, hanno partecipato anche movimenti come Calabria Aperta o le sardine. Non aprirebbe a questi schieramenti?
«Bisogna ragionare. Bisogna vedersi. Escludo al cento per cento che Luigi de Magistris si possa accompagnare con chi è stato il responsabile della distruzione delle prospettive di sviluppo della Calabria. Invece non escludo per nulla di poter dialogare con movimenti, associazioni, formazioni politiche, militanti, amministratori, consiglieri, sindaci. Non vanno assolutamente demonizzati i partiti, ma le persone non devono essere compromesse con il sistema. Da parte mia non c’è una posizione tranchant, ma di assoluta incompatibilità con chi in questi anni, tanto nel centrosinistra quanto nel centrodestra, ha inibito lo sviluppo della Calabria. Bisogna dialogare con le aree che ha menzionato, incluso il Movimento 5 stelle col quale bisogna capire se vuole tornare allo spirito originario delle lotte oppure ormai è avviluppato in logiche di potere romano. In quest’ultimo caso saremo alternativi ad uno schema “castale”».

Ancora un terremoto giudiziario, ancora coinvolta la politica. Lei ha ricordato che aveva provato a perseguire diversi odierni indagati. Di converso, molti stanno lamentando da tempo la presunta incidenza del “partito delle procure” sulla politica calabrese e non solo. Addirittura parlando di “giustizia ad orologeria”.
De Magistris, che prima della fascia tricolore ha vestito la toga, cosa pensa a riguardo?
«Io sicuramente non appartengo al “partito delle procure” e non ho nessun partito. Avrei voluto fare tutta la vita il magistrato e quel sistema criminale – che adesso sta ritornando protagonista perché non è mai andato via – mi ha fermato non permettendomi di proseguire le indagini, trasferendomi per incompatibilità ambientale e lasciando i magistrati collusi sul posto. Io sarò sempre dalla parte dei magistrati autonomi, indipendenti e coraggiosi; dall’altra parte denuncerò le commistioni ancora forti che ci sono anche in Calabria tra magistrati, massoneria deviata e sistema politico-affaristico che mina la tenuta democratica dei territori. Per il resto è davvero importante sottolineare che tutti coloro che erano stati indagati da me e dai miei collaboratori sono venuti fuori in questi anni a dimostrazione di quanto avevo ragione. Con gli anni la magistratura ha dimostrato l’assoluta correttezza del mio operato e il fatto che sono stato ostacolato nel portare avanti il mio lavoro. Poi i processi sono un’altra cosa e a me non li hanno nemmeno fatti fare. Mi fanno ridere quanti mi addebitano esiti di indagini che mi hanno scippato. Per me non esiste una “giustizia ad orologeria” perché in Italia si vota spesso. Guardo anzi con apprezzamento al lavoro giudiziario che viene fatto negli ultimi tempi in Calabria».

Alcuni la definiscono «il candidato di Gratteri».
«Ma è un’offesa solo pensare una cosa del genere, per Gratteri e per me. Abbiamo una conoscenza molto labile, oltre che esperienze di vita e professionali diverse. Quando vedo le inchieste della Procura di Catanzaro, da cittadino e adesso da candidato alla Regione, esprimo soddisfazione. Ai miei tempi non avevo un procuratore che faceva indagini di questo tipo, anzi, avevo chi mi ha tolto indagini di questo tipo».

Quando tornerà in Calabria?
«Mi sto organizzando, presto ci rivedremo». (redazione@corrierecal.it)

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