Guardando i dati forniti dalla regione Calabria non si può non riscontare un’anomalia che da molte settimane permane nel bollettino regionale sui positivi al Covid 19.
Alla voce “Altra Regione o Stato Estero” al 24 gennaio si legge: «CASI ATTIVI 93 (93 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 266 (266 guariti)». Se guardiamo il bollettino del 19 novembre alla stessa voce leggiamo: «CASI ATTIVI 154 (154 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 204 (204 guariti), se prendiamo il bollettino del 31 dicembre leggiamo: CASI ATTIVI 155 (155 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 204 (204 guariti)».
Incrociando i dati possiamo dedurre che i casi totali (somma fra ancora positivi, guariti e morti), provenienti da “altra regione o Stato” – che nella quasi totalità sono dovuti agli sbarchi di migranti – erano 358 il 19 novembre, sono diventati 359 il 31 dicembre. Di conseguenza si può concludere, con semplici operazioni algebriche, che in più di un mese è stato individuato solo un positivo proveniente da altra regione o altro stato e non si è riscontrato in questo gruppo alcun decesso. Ma il dato che lascia esterrefatti e che appare assolutamente inspiegabile è che dei 154 positivi e in isolamento domiciliare al 19 novembre 2020 (155 al 31 dicembre) ne risultano il 24 gennaio 2021 ancora positivi e in isolamento domiciliare ben 93 individui, (e solo 62 guarigioni nel periodo) contro ogni norma che prevede che nel caso di assenza di sintomi si possa uscire dalla quarantena ed essere dichiarati guariti dopo 10 giorni e contro anche ogni logica sanitaria.
L’interpretazione che ritengo si possa dare a questa anomalia, premettendo che si tratta di una mia ipotesi e non di un dato accertato, è che si siano perse le tracce di questi migranti sbarcati e che, quindi, non possano essere dichiarati guariti perché non più reperibili.
Sembrerebbe una «quisquilia o una pinzillacchera», come direbbe Totò, ma purtroppo, se questo errore fosse reale, le conseguenze non sarebbero state indolori per la Calabria, anzi!
Un numero maggiore di positivi va ad impattare sul calcolo del famigerato Rt, sovrastimandolo. Ad un Rt più elevato corrisponde un maggior rischio di propagazione del contagio e, di conseguenza, delle misure di contenimento, basate sui colori, più rigide. Qualora questi errori fossero veri e fossero sistematici e strutturali, ciò avrebbe potuto determinare anche l’erroneo posizionamento della Calabria in zona rossa a novembre e in zona arancione a gennaio. Del resto i dati sull’Rt di novembre che posizionava la Calabria in zona rossa destavano molte perplessità perché, mentre per l’Istituto Robert Kock di Berlino la Calabria era classificata a rischio bassissimo, tanto da essere consentiti viaggi in Germania dalla Calabria – unico caso italiano – senza tampone o quarantena, secondo i valori del parametro Rt la Calabria era a rischio altissimo, con una contraddizione stridente per il fatto che un cittadino calabrese poteva volare in Germania liberamente e senza tampone o quarantena, ma non poteva spostarsi dal proprio comune di residenza.
Appare, quindi, opportuno e necessario fare chiarezza su questa anomalia dei dati che potrebbe aver causato e, teoricamente, potrebbe ancora continuare a causare una sovrastima del rischio epidemico della Calabria, eventualmente rettificandoli.
Rimaniamo in attesa di spiegazioni perché la circostanza che sembrerebbe evincersi dall’incrocio dei dati del bollettino regionale che 93 migranti positivi e asintomatici il 19 novembre lo siano ancora il 24 gennaio (ben 66 giorni dopo) appare molto, molto improbabile!
*docente di Politica economica all’Università Mediterranea di Reggio Calabria nonché direttore del Centro Studi delle Politiche Economiche e Territoriali del Dip. Pau
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