CATANZARO «Le sollecitazioni del direttivo Anci Calabria per una rapida e strutturale modifica del Recovery plan, così come è stata formulato dal Governo, vanno nella giusta direzione di accendere un riflettore permanente sulla Calabria». A dirlo è il senatore di Italia Viva e sindaco di Diamante, Ernesto Magorno.
«Ecco perché nei giorni scorsi avevo invitato l’associazione dei comuni calabresi ad esprimersi su un argomento che è crocevia del futuro, per l’Italia e a maggior ragione per la Calabria. Le colpevoli dimenticanze che, invece, abbiamo dovuto registrare sulla nostra regione devono e dovranno essere sanate al più presto. Dagli amministratori locali arrivano precise indicazioni di metodo e di merito che si aggiungono a quelle che io stesso ho avanzato nei giorni scorsi. Qui non si tratta di vestire gli abiti del vittimismo, al contrario l’intenzione e l’obiettivo sono quelli di garantire alla nostra terra il giusto e dovuto protagonismo in scelte che tracceranno il futuro delle prossime generazioni. Né è ammissibile scandalizzarsi di fronte alle affermazioni di Corrado Augias su una Calabria condannata all’emarginazione, se poi nei fatti non si è conseguenti attraverso azioni mirate sui deficit storici infrastrutturali, sul piano del lavoro e del contrasto alla disoccupazione, sull’intera piattaforma logistica. Gli stereotipi sulla Calabria si vincono e si smentiscono dando il necessario valore ai rappresentanti del territorio, riconoscendo piena dignità alle rivendicazioni dei parlamentari, facendo pesare il loro voto nelle aule delle istituzioni. In queste ore delicate per le dinamiche politiche nazionali, ancora una volta pongo la Calabria al centro: evidentemente ci aspettiamo che il nuovo Governo tenga conto delle legittime richieste che partono dalla nostra regione e le rielabori in scelte forti e radicali, ben visibili all’interno nel piano che dovrà essere discusso dal Parlamento. Se così non fosse, ci troveremmo di fronte a una sentenza di condanna a morte per un pezzo del Paese; una condanna senza diritto d’appello a cui noi ci opporremo con tutte le forze».
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