di Fabio Benincasa
COSENZA Lockdown e misure restrittive in un anno di pandemia da Coronavirus hanno minato le poche certezze degli italiani. Consistenti i riflessi sull’economia, con interi settori a rischio default, devastanti in alcuni casi gli effetti psicologici. Basti pensare a chi è affetto da dipendenze patologiche. Non è un caso, infatti, se durante il lockdown si è avuto un aumento considerevole dell’abuso di alcol, gioco d’azzardo online e cocaina, oltre all’assunzione sproposita e compulsiva di cibo. Ed allora cosa fare? E’ sufficiente incrementare le strutture di diagnosi precoce e rafforzare e irrobustire i presidi pubblici e privati? Lo abbiamo chiesto alla prof.ssa Angela Costabile, docente Ordinario di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione all’Università della Calabria. «Operatrici ed operatori impegnati sul territorio hanno confermato le difficoltà nel sostenere i pazienti durante il lockdown e anche nelle fasi successive. L’accesso alle terapie è stato quasi impossibile, nonostante i servizi territoriali abbiano svolto “normale” attività», sostiene Costabile. «I servizi svolgono una funzione molto importante – aggiunge – ma non si può sfuggire alla dura realtà: sono depotenziati dalla carenza di personale, molti psicologi – della provincia di Cosenza – in pensione da anni non sono mai stati sostituiti». I dati parlano chiaro, numerose le ricerche che nei numeri e nei dati cristallizzano una situazione assai allarmante. L’ aumento spasmodico del consumo di alcol e sostanze stupefacenti, l’immobilismo di adolescenti e preadolescenti diventati “schiavi” del web e poi l’aumento consistente delle dipendenze emotive-affettive o compulsive da cibo. «Non sottovaluterei – aggiunge Costabile – la difficoltà nel compiere attività fisica. Stimola le endorfine che possono dare una piacevole sensazione di benessere».
AUMENTO DELLE DIPENDENZE I dati riportati dalla Relazione europea sulla droga del 2019, redatta dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, certificano che in Italia il consumo di sostanze stupefacenti è costantemente in crescita. La nostra nazione è al terzo posto in Europa per uso di cannabis e al quarto posto per uso di cocaina; nei luoghi di spaccio, sia reali che virtuali attraverso internet, si è arrivati a contare quasi cento tipi di droghe sintetiche e si registrano sei morti per overdose ogni sette giorni; dato in realtà in realtà sottostimato perché relativo al periodo precedente al Covid. Secondo la Relazione del Ministro della salute al Parlamento sugli interventi realizzati in materia di alcol e di problemi alcol-correlati, presentata alle Camere il 29 aprile 2019, sono 8,6 milioni i consumatori a rischio, 2,5 milioni dei quali anziani e 1,5 milioni adolescenti. Alle dipendenze appena citate si aggiunge il disturbo da gioco d’azzardo. «Se pur in un primo momento il gioco d’azzardo patologico e internet addiction possano sembrare slegati da tale contesto, in realtà il quadro clinico presenta molti aspetti comuni con le dipendenze da sostanze sul piano psicopatologico, vengono infatti considerati forme di dipendenza sine substantia, che inducono comportamenti compulsivi invalidanti».
«FENOMENO TIK TOK» Sono d’accordo con la decisione del garante della privacy di far luce sul “fenomeno tik tok” e sugli eventuali casi correlati all’uso non corretto del social», afferma Costabile. Il 22 gennaio, il Garante per la protezione dei dati personali dell’Italia ha disposto il blocco dell’uso dei dati degli utenti del social network per i quali non sia stata accertata l’età. Un provvedimento d’urgenza adottato a seguito dell’inchiesta della procura di Palermo sul possibile e presunto collegamento tra la morte di una bambina e l’utilizzo del social. Il Garante, in buona sostanza, ha “richiamato” Tik Tok colpevole di non aver sorvegliato a sufficienza per evitare che si iscrivessero al social persone minori di 13 e di 14 anni, età minima necessaria per acconsentire al trattamento commerciale dei dati personali, decisa dalla legge italiana. Secondo la prof.ssa Costabile, seppur necessario e doveroso, «l’intervento del Garante non è sufficiente. Non basta una decisione in arrivo dall’esterno a risolvere un problema legato alla carenza di relazioni interpersonali». «Giusto che la cronaca si concentri sugli episodi più gravi – dice – ma sono tante le persone che nel totale silenzio e nell’indifferenza hanno rinunciato a tutti i rapporti esterni limitandosi a quelli costruiti in rete, cadendo nella trappola dell’internet addiction». Il filosofo austriaco Karl Popper nel 1994 definì in un saggio la televisione «cattiva maestra», oggi invece i social sono «cattivi maestri». «Giovani e meno giovani – conclude Costabile – trascorrono gran parte del tempo libero incollati allo schermo dello smartphone».
LA FORMAZIONE Come ampiamente dimostrato, il Covid ha accentuato alcune dipendenze e contribuito alla diffusione di nuove. Ed allora appare fondamentale investire in formazione, dando ai futuri psicologi le skill necessarie ad affrontare la nuova e mutevole realtà. «Da qui – afferma la prof.ssa Costabile – l’esigenza di istituire un master di II livello dedicato alle Dipendenze patologiche. Un percorso di studio che partirà il 29 gennaio con un webinar che vedrà protagonisti i direttori dei Dipartimenti Dfssn e Dices: Maria Luisa Panno e Roberto Guarasci, il neo commissario dell’Asp di Cosenza Vincenzo La Regina e la professoressa Angela Costabile, Direttore del Master. (redazione@corrierecal.it)
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